BARGAGLI E CRISTIANI / URBANINA | Mu.De.To. - Museo del Design Toscano, Museo Design Toscana

Nata come Bargagli e Cristiani spa nel 1964 e in seguito rinominata come il primo prototipo di autovettura realizzata in quell'anno, la Urbanina spa, con sede in via Castelfranco di Sotto - Pisa, manterrà invariata la propria sede e consistenza societaria fino al 1973, anno della definitiva chiusura. Anche il numero di soci, per tutto il periodo considerato, resterà limitato ai soli due soci fondatori: Piero Girolamo Bargagli Bardi Bandini e Narciso Cristiani.

In considerazione delle assai scarse le notizie dotate di effettivi riscontri nei riguardi del susseguirsi delle vicende produttive aziendali (per le note biografiche dei soci si rimanda comunque agli approfondimenti sugli autori in questa stessa sede curati da Antonello Biscini), la presente scheda si limita a segnalare per sommi capi alcuni eventi ritenuti rilevanti per la storia della Urbanina spa (già Bargagli e Cristiani spa). A chiunque abbia materiale o testimonianze dirette circa alcune fasi produttive, il loro concatenamento, o il ruolo avuto da alcune figure all'interno dell'azienda chiediamo pertanto di collaborare – sia con noi che con l'associazione L'auto Elettrica tra Passato e Futuro –, per meglio approfondire la conoscenza di un evento singolare in cui possiamo affermare che sono coinvolte a vario titolo diverse aree comunali (Santa Croce, Castelfranco, Fucecchio) riconducibili grossomodo al cosiddetto “Comprensorio del Cuoio”. Realtà manifatturiera profondamente radicata in Toscana alla cui consistenza e risonanza non sono affatto indifferenti le origini stesse della produzione nell'ambito più generale del transportation design che, fin dal XIX secolo, ha investito il nostro territorio regionale.

1964

Come detto, è del 1964 la fondazione dell'azienda Bargagli e Cristiani spa. Il 16 agosto dello stesso anno, sul numero n. 725 di “Epoca” esce l'articolo È nata l'auto a tamburo con foto di Sergio Del Grande che ritrae, ospitate nel parco della Villa Vettori Bargagli, in località Poggio Adorno (Castelfranco di Sotto - Pisa), i primi prototipi delle tre versioni disponibili (e tra loro intercambiabili) della Urbanina: «la “Base” dotata di un semplice parabrezza; la “Berlinetta” con una struttura chiusa in materiale plastico per maggiore protezione; la “Primavera” con una leziosa cabina in vimini che la fa sembrare un grosso cestino per la frutta». A settembre dello stesso anno, sul n. 121 della rivista spagnola “Triunfo” (26 settembre) la Urbanina viene definita «Un coche ideal para la “zona azul”», mentre, il 27 novembre dello stesso anno, un riscontro comunicativo è dedicato al veicolo anche tramite i “cinegiornali” dell’epoca. Il filmato intitolato Per snellire il traffico, appare infatti su una delle ultime edizioni della Settimana Incom, la n° 02527, nella quale Bargagli Bardi Bandini racconta come sia stata proprio l’esperienza diretta della paradossale staticità del convulso traffico diurno della capitale – in cui si ritrova bloccato «in un “lago” di macchine ferme in piazza Augusto Imperatore» – ad avergli suggerito l’idea di realizzare un’auto piccolissima (le cui specifiche tecniche esposte nel filmato risultano le seguenti: velocità max 60/65 km/h, motore a benzina, cilindrata 198 cm cubici, serbatoio da 2 lt). L'auto “montata” in diretta da Narciso Cristiani, il fratello Aimone e due meccanici (se ne inquadra il motore termico fin dal primo fotogramma riconfermandone proprio nel finale la natura con l'emissione di una fumata bianca durante un improbabile sorpasso effettuato ai danni di un'autovettura di cilindrata superiore: la Fiat 2300) viene “esemplarmente” parcheggiata in uno spazio ristrettissimo tra due auto (evidenziando i vantaggi della cabina pivotante) e guidata nel parco della Villa Vettori Bargagli da Flaminia Lucchesini, nipote di Bargagli Bardi Bandini.

1965

Tra gli eventi di rilievo del 1965, sicuramente da annoverare è, oltre alla ricordata ridenominazione (a soci invariati) dell'azienda in Urbanina spa, il deposito del brevetto (inventore: Piero Girolamo Bargagli Bardi Bandini) relativo a un veicolo che, dotato di cabina pivotante, si rivela particolarmente adatto in città affollate dove sia desiderabile un facile ingresso e uscita da un veicolo nonostante la presenza di ostacoli adiacenti al veicolo (successivamente, il brevetto USA del 13 giugno 1967, relativo ad un «Rotatable vehicle body to facilitate entry and exit», vedrà citati come "inventori" entrambi i soci). Sempre nel 1965 avviene la presentazione ufficiale della Urbanina che, nella versione a motore termico, è esposta al 47° Salone Internazionale dell'Automobile di Torino (3-14 novembre) suscitando una tiepida accoglienza. Limitati attenzione e gradimento, peraltro venati da un nemmeno troppo velato ostracismo, sulle cui radici e ragioni profonde avrà modo di esprimersi assai duramente persino Indro Montanelli, sulle pagine della “Domenica del Corriere” col risentito articolo I Robinson dell'industria italiana del 19 dicembre dello stesso anno.

1966

Nonostante lo sconcerto manifestato degli addetti al settore, la palpabile contrarietà, per non dire l’avversione, dell’intero sistema produttivo automobilistico, e il freddo riscontro del mercato nei confronti dell’iniziativa, a Poggio Adorno non paiono darsi per vinti. È anzi in tale fase che si comincia a lavorare in concreto alla definizione della motorizzazione elettrica della vettura, obiettivo del progetto originario al quale, però, per i tempi ristretti, non si era riuscito a offrire una soluzione efficace in occasione della kermesse torinese del 1965. Le partecipazioni a eventi espositivi si limitano all'Italia con la presenza del prototipo elettrico della Urbanina alla Fiera di Milano (14-25 aprile) confermato successivamente al 48° Salone di Torino (3-13 novembre) al quale viene esposta la «preserie definitiva».
Le prime Urbanina elettriche sono mosse da un piccolo motore da 700W alimentato da quattro batterie da 100 Ah, associato ad un selettore di tensione (da 12, 24 e 36 volt) che svolge la funzione di un cambio a tre rapporti. L’autonomia è piuttosto scarsa: 40 km, e bassa la velocità: 30 Km/h (una successiva versione adotterà un motore Bosch da 1 kW ed un pacchetto di batterie Tudor da 250 Ah). Le batterie sono fissate su un basamento, consentendone una rapida sostituzione con un pacchetto già carico (come sull’attuale Tesla). Il motore elettrico verrà in seguito nuovamente sostituito con una versione più potente di 2 kW.
Tutto considerato, se, come afferma Luigi Giovannetti «nel 48° Salone dell'Automobile di Torino era presente un solo modello di auto elettrica» (L'auto elettrica, “Le Stagioni”, inverno 1967-68) va rilevato che la presenza delle Urbanina elettriche nel 1966 rappresenterebbe un primato nell'ambito produttivo nazionale dell'epoca (anche se non è chiaro se Giovannetti si riferisca al prototipo Urbanina o alla Fiat 500 a trazione elettrica proposta sempre quell'anno da Moretti).
Sul fronte della comunicazione, oltre agli articoli proposti sulla rivista argentina “Automundo” (numero 44 di marzo), si registrano le prime pubblicazioni in lingua tedesca (“Auto Motor und Sport”, n. 23) e inglese. In particolare, nel saggio In search of the town car, pubblicato a luglio sulle pagine del prestigioso “Council of Industrial Design”, Richard Carr nota come fra tutti modelli considerati la Urbanina sia da reputarsi la più rivoluzionaria sia sotto il profilo formale che costruttivo, anche in considerazione delle peculiari affinità esistenti tra il modello toscano e i mezzi pensati per solcare il paesaggio lunare (da notare che occorre attendere ancora un lustro per vedere in azione il Lunar Roving Vehicle della missione Apollo 15). L'autore non manca di sottolineare altri 2 punti di forza: le ridotte dimensioni longitudinali del mezzo (favorite dal posizionamento del motore sotto i passeggeri) e l'altezza ottimale della cabina.

Due pagine dell'articolo In search of the town car, di Richard Carr, pubblicato nel luglio del 1966 sulle pagine del “Council of Industrial Design”. Nell'articolo Carr sottilinea in particolare come «of all the town cars under consideration, the Urbanina is the most revolutionary in appearance and construction, and certainly looks as if it would fit easily into a lunar landscape [...]. The design of the Urbanina has the considerable advantage of retaining passenger space while keeping down length (it is about 4 ft shorter tan a Mini) by putting the engine undeneath the passenger ad giving the car adequate height». [x]

1967

Dal 9 al 19 marzo, entrambe le versioni (elettrica e a miscela 3%) vengono esposte al 37° Salone Internazionale dell'Automobile di Ginevra. Come si può meglio notare in un articolo dello stesso anno (“Domenica del Corriere” n. 30, 18 luglio), rispetto alla Urbanina del 1965 è variato sia il blocco delle sedute (abbinate al centro e realizzate con uno stampo in materiale plastico) che i quattro restanti blocchi (anteriore, posteriore e fiancate) che coprono il telaio strutturale e le ruote della nuova versione, d'impronta quasi “cubista”. Nello stesso anno la seconda generazione della Urbanina è ripresentata anche al 49° Salone di Torino del 1967 (1-12 novembre) con la versione elettrica affiancata da una più convenzionale motorizzazione a due tempi Lambretta, portato a 198 cc.
Conformato con modalità espressive mai raggiunte in seguito, il modello è immortalato su più riviste. Dapprima in lingua tedesca, in occasione dell'uscita ginevrina (“Auto Motor und Sport”, n. 7 e “Automobil-Revue Zeitung” nn. 9, 11, 12 e 14), quindi, come in parte anticipato, in due corposi articoli di chiara “ambientazione” toscana pubblicati sulla “Domenica del Corriere” (n. 30, 18 luglio) e nella spagnola “Triunfo” (n. 271, 12 agosto). Della medesima serie esistono scatti Ghetty Images (©1967 Rolls Press/Popperfoto) che ne ritraggono una versione taxi (di cui si nota la diversa disposizione del tergicristallo), mentre al Salone di Torino fa bella mostra di sé una variante con doppio portapacchi anteriore e posteriore. Il forte rilievo angolare e in genere la conformazione enfatizzata che disegna passaruota, frontale, posteriore e area d'insediamento delle luci di questa serie produttiva ha come ulteriore effetto quello di evocare plasticamente (più che proporne realmente le masse) il più consueto modello "a diligenza” (rispetto al modello “a portantina” cui è ispirato fin dalle origini il disegno della vettura, ritenendolo, forse non a torto, più vicino alle richieste del pubblico. Almeno una decina i modelli effettivamente realizzati di questa variante che coincide col culmine di popolarità ottenuto dalla vettura, nella pubblicistica di settore e non.

1968

Preconizzata già nelle pagine dell'articolo della “Domenica del Corriere” dell'anno precedente (n. 30, 18 luglio), «la seconda serie delle vetture elettriche» progettate «nel più rigoroso segreto» vede la luce nel 1968. All’esterno del capannone sulle colline di Poggio Adorno si possono ammirare due modelli della definitiva versione dello stampo dello “scafo” contenitivo di pianale, passaruota, fiancate, musetto anteriore e posteriore che, rispetto al precedente (1966-67), risulta molto semplificato e reso essenziale nell'ingombro (presumibilmente per ridurne i costi di produzione). In modello adotta come cabina pivotante – anche grazie ai buoni rapporti di Narciso Cristiani con la Piaggio – la struttura di un motocarro Ape. Se ne mantiene comunque una variante senza cabina ma dotata di parabrezza minimale (analogo a quello adottato per gli scooter) e di strutture metalliche contenitive per il trasporto di materiali e pacchi in genere. Un'ulteriore variante rivisita, ottimizzandolo, il modello “Primavera” con una capote fissata su struttura metallica nella fascia superiore i posti guida e accompagnatore.
La partecipazione al 50° Salone di Torino (30 ottobre-10 novembre) è l'occasione per presentare l'ultima novità progettuale della Urbanina spa: il modello denominato “F” (la vettura è pubblicata sulla rivista francese “L'Automobile”, n° 271 uscita nel dicembre del 1968). Il nuovo disegno del guscio copre tutto il volume sottostante poggiando direttamente sui passaruota finendo col definire una sorta di parallepipedo semovente notevolmente più capiente e funzionale. La scocca metallica è caratterizzata da una parte superiore vetrata sul davanti e su due terzi della fiancata ma si conclude con una capote retrostante. Proprio in ragione del nuovo assetto dell'involucro i fari non sono più alloggiati sui passaruota ma, sensibilmente più in alto sul lato anteriore della carrozzeria. La foto relativa alla kermesse torinese non consente di valutare gli interni della Urbanina “F”, ma almeno per quel che concerne la Urbanina “Primavera” si può affermare che sia le sedute sia il piantone dello sterzo rimangono immutati rispetto alle versioni 1967. La presenza della “Primavera” così come il modello “F” a quattro posti (caratterizzato dal piano obliquo che ne disegna il fronte e sostanzialmente confermato nel profilo della Milanina del 1972) non sembrerebbero aver lasciato indifferenti il pubblico né gli altri standisti presenti a Torino. Risale tra l'altro all'agosto del 1968 la comunicazione di un primo lotto (50) di vetture prodotte e commercializzate dalla Urbanina spa. Anche in questo caso non siamo di fronte a documentazioni inoppugnabili. Si tratta bensì di dichiarazioni rinvenute nei comunicati stampa aziendali dell'epoca – quest'ultimi, peraltro, da considerarsi assai più attendibili dei servizi giornalistici finora considerati.

1969

Certa e documentata è anche la presenza della Urbanina al successivo 51° Salone di Torino (29 ottobre-9 novembre). Una istantanea reperibile sulla piattaforma web Classic Car Catalogue mostra l'esposizione di almeno 3 modelli: la sopracitata variante del modello “Primavera” con capote e due versioni, rispettivamente a 2 e 4 posti, in cui l'abitacolo, però, non è più pivotante. Se in entrambi i casi la struttura esterna ripara integralmente i fruitori, nella versione a 2 posti alla linea bottiforme della cabina – pressoché invariata rispetto al modello pivotante – sono previste due “protuberanze”: un musetto anteriore (che rammenta i radiatori della prima metà del 900) e uno “baule-zainetto” retrostante. Viste le ridotte dimensioni di questi “esuberi” rispetto al profilo originario non risulta immediato quali siano i vantaggi di questa nuova proposta carrozzata che, a fronte della perdita della piattaforma girevole sembra offrire solo un modesto apporto di capienza aggiuntiva.
Forse risalente a questa occasione espositiva è l'adozione di una diversa conformazione del piantone dello sterzo che non sale linearmente ma devia angolarmente verso il guidatore all'altezza delle sedute. Soluzione che, probabilmente migliora il comfort sia della postura sia della guida della vettura e che verrà adottata su tutte le successive Urbanina (ivi compresi i telai santacrocesi inviati a Milano nel 1971-72 per la futura Milanina carrozzata da Zagato). Come negli anni precedenti e in quelli successivi gli stand di Urbanina, Moretti, Ital Design, Bertone, Lamborghini, Iso Rivolta e Zagato occupano la medesima area espositiva e risalgono proprio al 1969 le prime interlocuzioni tra lo staff della Urbanina e Zagato.

1970

La novità dello stand della Urbanina al 52° Salone Internazionale dell'Automobile di Torino (28 ottobre-8 novembre) è una nuova versione, della vettura apparentemente elaborata sul modello della jeep militare, denominato appunto “Minigip”. La documentazione fortografica della visita dell'allora Ministro dell'Industria, del Commercio e dell'Artigianato, Silvio Gava, allo stand della Urbanina rimarca l'ormai avvenuta adozione su tutti i modelli del piantone dello sterzo angolato e l'abbandono delle sedute stampate in materiale plastico sostituite da poltroncine imbottite su slitta fissate su guide al pianale rotante dell'abitacolo, anche se, come detto, la sola Urbanina “Primavera” con capote è, almeno potenzialmente, in grado di ruotare come il modello del 1965. Un “cubo” informativo approntato alla bell'e meglio davanti ai modelli riporta le caratteristiche tecniche dichiarate in quell'anno: velocità di 48 Km orari e autonomia di 80 Km. La già segnalata vicinanza fra gli stand consente di apprezzare il parterre de rois che circondano sia la Urbanina che la Zagato). Presenze fortissime, per non dire schiaccianti, come la Pininfarina Modulo, la Porsche Tapiro di Ital Design e la Lancia Stratos Zero di Bertone, ma anche auto il cui fortissimo consumo di carburante sta per rendere proibitive anche alla élite borghese per l'imminente crisi energetica. L'ampia serie di scatti dedicata alle tre vetture consente comunque di cogliere ulteriormente la presenza di Narciso Cristiani e di alcune Urbanina sullo sfondo delle istantantanee dedicate in particolare alla Porsche Tapiro disegnata quell'anno da Giorgetto Giugiaro.

1971-73

Lo stand della Urbanina del 53° Salone Internazionale dell'Automobile di Torino (3-14 novembre 1971) è il remake del 1969: la “Primavera” con capote e due versioni, rispettivamente a 2 e 4 posti con cabina fissa. Sparita la “Minigip” dalle proposte aziendali, la grande novità dell'anno saranno le “bisarche” (autocarri a due piani per il trasporto di autoveicoli) con almeno 20 telai predisposti come base per l'assemblamento della scocca in vetroresina realizzata dalla carrozzeria Zagato. In occasione della 50° edizione della Fiera Internazionale di Milano (14-25 aprile 1972) la carrozzeria Zagato ha infatti ottenuto dall'Ente Fiera Autonomo Organizzatore l'incarico di realizzare, per uso degli operatori economici in visita alla manifestazione, una vettura a trazione elettrica: la Milanina. Nel 1970 Elio Zagato aveva notato (come detto gli stand erano poco distanti) «la Urbanina esposta al Salone di Torino e ne era rimasto colpito». Anche per questo, una volta contattato dall'Ente Fiera di Milano per «allestire le vetture (...) Zagato si rivolse a Poggio Adorno per acquistare meccanica e telai su cui allestire una propria carrozzeria costruita in vetroresina. L'accordo andò a buon fine» (Antonello Biscini, Zagato con la Milanina, Urbanina.it). Le trattative con Zagato prevedono la liquidazione della società nonché trasferimento del brevetto e dei materiali alla Zagato, ma almeno fino al Salone di Ginevra (9-19 marzo 1972) l'appartenenza del brevetto è ancora attribuita alla società Urbanina - Santa Croce sull'Arno nel pannello espositivo che presenta la vettura al pubblico svizzero. Ancora alcuni mesi e l'antesignano iter di sviluppo nel campo della motorizzazione elettrica passerà completamente al brand milanese.

Il Team Urbanina

Nel capannone sulle colline di Poggio Adorno, dietro la villa di famiglia (come rileva Giarcarlo Andreanini in La nostra urbanina: avanguardia d'altri tempi, 2009, Edizioni MovimentoShalom) «lo spazio interno era impegnato da banconi di legno disposti a ferro di cavallo rispetto al volume interno. All’inizio ed alla fine di questa “U” vi erano due scivoli sui quali i telai montati salivano e le auto complete scendevano. Non vi erano rulli, tapis-roulant o nastri trasportatori, non vi erano robot, gru o sol levatori, ma solo le braccia di Narciso, Aimone» Cristiani, il meccanico «Riccardo, Ivano» Ragoni «che spingevano lentamente quei telai, con motore, con freni, con batterie... ed ultimo con le carrozzerie».
Nei 9 anni durante i quali l'avventura della Urbanina avrà modo di dipanarsi ottenendo certamente meno riscontri di quanto meritasse l'impresa, oltre al già citato Ivano Ragoni e al disegnatore Landi, contribuiscono allo sviluppo del progetto sia Italiano Fraccari (della Cetas di Santa Croce sull'Arno) che l’ingegner Martini e il prof. Enrico Micheletti, al quale si deve il geniale “cambio” elettrico a tre marce di questa sfortunata, ma altrettanto coraggiosa e lungimirante, vetturetta toscana.

	name:	Urbanina - city-car
1964-‘65	by:	Piero Girolamo Bargagli Bardi Bandini (aka John Rame), Narciso Cristiani


1910-‘95	name:	Piero Girolamo Bargagli Bardi Bandini (aka John Rame)

1913-‘82	name:	Narciso Cristiani

...

[...]

	Salone dell'automobile di Torino \| 28 ott 1970
2020	© video: Anni 70 a colori
	Per snellire il traffico \| La Settimana Incom 02527 - 27 nov 1964
2012	© video: Istituto Luce Cinecittà

2020	Antonello Biscini (a cura di), La nostra Urbanina. Avanguardia d'altri tempi La Conchiglia di Santiago, San Miniato - Pisa
2020	Ada Neri, Urbanina. Avanguardia d'altri tempi, “Reality Magazine”, n. 95, XXII, n. 1 (online)
2020	Pierluigi Bonora (a cura di), Urbanina: la prima “scossa”. Il racconto, "Fuorigiri. Il magazine dell'automotive" - "Il Giornale.it", 31 agosto (online)
2019	Giuseppe Zagaria, Quando l'auto elettrica era l'Urbanina “Il cuoio in diretta”, 11 dicembre (online)
2018	Antonello Biscini, Urbanina. L’auto elettrica da città che oggi tutti vorremmo… disegnata e costruita 50 anni fa, “Epoc'Auto”, n. 2, febbraio
2018	Nilo Di Modica, L’auto elettrica? Fu ideata a Staffoli negli anni Sessanta “Il Tirreno - Pontedera”, 13 aprile
2014	Mauricio Uldane, Los autos urbanos, segunda parte, 9 marzo (vers. online)
2012	Mauricio Uldane, Urbanina, un auto ciudadano, 1° ottobre (vers. online)
2012	Marco Visani, Urbanina Torpédo. Cube électrique (photo: IsolaPress) “Gazoline”, Volume 18, n. 191, luglio (vers. online)
2012	Alessandro Pisacane, L'Urbanina, una storia dimenticata Supplemento n. 65 a: “Collezionismo. Auto, moto, restauro”, III, n. 12, giugno
2011	Matteo Comoglio, Ritorno al Futuro: L’Urbanina “Rotary Club Fucecchio - Santa Croce”, n. 7-03, 2 dicembre
2010	Matteo Comoglio, Urbanina. Progetto attuale “La Manovella e Ruote a raggi”, L, n. 3, marzo
2009	Giancarlo Andreanini (a cura di), La nostra urbanina: avanguardia d'altri tempi Edizioni MovimentoShalom
2009	Elenoire, Urbanina. La prima vettura elettrica nel mondo finalmente si fa conoscere, “Reality Magazine”, XII, n. 54, 15 luglio
2008	Harald Linz, Halwart Schrader, Die Internationale Automobil-Enzyklopädie United Soft Media Verlag GmbH, München [D]
2001	Nick Georgano (editor in chief), The Beaulieu Encyclopedia of the Automobile - Volume 3, P–Z, Fitzroy Dearborn Publishers, Chicago - IL [USA]
1995	Michele Marchianò, Il futuro della prima auto \| L'auto elettrica - 2 “La Manovella e Ruote a raggi”, XXXV, n. 9, dicembre
1995	Enrico Casale, Michele Marchianò, L'auto a cui mancò solo la... "scossa" \| La vettura elettrica - 1, “La Manovella e Ruote a raggi”, XXXV, n. 6, luglio/agosto
1991	“Auto Exklusiv”, n. 4, 1991
1973	Neue chance für der Elektroantrieb?, “Automobil-Revue Zeitung”, n. 36, agosto
1972	“Automobil-Revue Zeitung”, n. 13, marzo
1971	Storia dell'Automobile - album figurine Supplemento a: “Le grandi raccolte della gioventù”, n. 4, aprile, Edizioni Panini, Modena
1970	“Auto Motor und Sport”, n. 24
1969	“Automobil-Revue Zeitung”, n. 53, dicembre
1969	“Automobil-Revue Zeitung”, n. 39, settembre
1969	“ADAC Motorwelt”, n. 4, aprile
1968	De ware geschiedenis van David en Goliath (La vera storia di David e Golia) “Lach 69”, ottobre
1968	Luigi Giovannetti, L'auto elettrica, “Le Stagioni”, inverno 1967-68
1967	R. M., El minicoche eléctrico (photo: Aldo Patellani), “Triunfo”, XXII, n. 271, 12 agosto
1967	Franco Bandini, Guido Carretto, È italiana la prima vetturetta elettrica (photo: Aldo Patellani), “Domenica del Corriere”, LXIX, n. 30, 18 luglio
1967	“Auto Motor und Sport”, n. 7
1967	“Automobil-Revue Zeitung”, n. 14, marzo
1967	“Automobil-Revue Zeitung”, n. 12, marzo
1967	“Automobil-Revue Zeitung”, n. 11, marzo
1967	“Automobil-Revue Zeitung”, n. 9, marzo
1967	Genfer Salon 1967, “Auto Motor und Sport”, n. 7
1966	Richard Carr, In search of the town car, “Council of Industrial Design”, luglio
1966	¿Serán los únicos sobrevivientes del crecimiento urbanístico?, “Automundo”, n. 44, marzo
1966	“Auto Motor und Sport”, n. 23
1965	Indro Montanelli, I Robinson dell'industria italiana, “Domenica del Corriere”, LXVII, n. 51, 19 dicembre
1965	Talk about convertibles, “Daily News”, New York - NY [USA], 31 ottobre
1965	El Urbanina, automóvil de ciudad, “Automundo”, n. 7, maggio
1965	“Auto Motor und Sport”, n. 24
1964	El Urbanina. Un coche ideal para la “zona azul” (photo: Radian Press) “Triunfo”, XIX, n. 121, 26 settembre
1964	È nata l'auto a tamburo (photo: Sergio Del Grande - Epoca) “Epoca”, XV, n. 725, 16 agosto
[...]	Prima della Tesla, l'auto elettrica esisteva già in Toscana. Era il 1965, “Mo.So.To - Mobilità Sostenibile Toscana” (vers. online)
[...]	Philippe Boursin de l'Arc, 49e Salon de Turin (1-12.11.1967), “Histoire de la voiture électrique” (vers. online)
[...]	Histoire du véhicule électrique: 1960 - 1979 (vers. online)

Associazione Urbanina - L'auto Elettrica tra Passato e Futuro
c/o Valiani Veicoli Industriali
Via Del Trebbio Nord, 49
56029 Santa Croce sull'Arno - Pisa
phone +39 0571 38891
info@urbanina.it
www.urbanina.it

ANNO	1964-1973
LUOGO	Santa Croce sull’Arno - Pisa
PRODOTTI	Urbanina