ITALDESIGN | Mu.De.To. - Museo del Design Toscano, Museo Design Toscana

ITALDESIGN

ANNO	1968
LUOGO	Moncalieri - Torino
PRODOTTI	Bizzarrini Manta

PROFILO AZIENDA / ENTE / ISTITUZIONE

a cura di: Umberto Rovelli

Umberto Rovelli (Bologna, 1962). Laureato in Architettura, dal 1996 al 2018 è socio di Blue Klein, web agency impegnata nel campo multimediale per la promozione della cultura del progetto su Internet. Dal 2005 dirige la rivista IdeaMagazine.net. Dal 2008 al 2016 cura gli aggiornamenti del web ADI Toscana progettato da Blue Klein. Socio ADI dal 2010 al 2015, è curatore dei volumi MuDeTo Collection I.-V. (MuDeTo, Firenze 2014-'21), Mauro Pasquinelli Designer (Bandecchi&Vivaldi, Pontedera 2013) e Interviste sul Progetto (Franco Angeli, Milano 2011). Ha collaborato con le riviste “Op. cit.”, “Juliet Design Magazine”, “Paesaggio Urbano”, “ReportBio”, “Firenze Spettacolo”. Ha pubblicato contributi in: Adriano Piazzesi (Pontecorboli, Firenze 2016); Vincenzo Missanelli. Opere con un'antologia critica (Bandecchi&Vivaldi, Pontedera 2015); Antonio Possenti un lungo viaggio (Pacini Fazzi, Lucca 2013); Adriano Piazzesi. Arte nel silenzio (Polistampa, Firenze 2012); Massimo Mariani. Progetti 1980 - 2005 (Verba Volant, London 2005); Labyrinthos (Alinea, Firenze 1994). [x]

Forte delle esperienze maturate in Fiat (1955-1959) [01], alla Bertone (1959-1965) [02] e presso la Ghia (1965-1967) [03], nel 1967 il designer Giorgetto Giugiaro decide di tentare la via della professione autonoma, svincolata da intermediazioni aziendali e, insieme ad Aldo Mantovani e altri soci, fonda a Torino la Ital Styling.

[01] Nato il 7 agosto 1938 a Garessio (Cuneo), all'eta di 14 anni Giorgetto Giugiaro – figlio e nipote di pittori – si trasferisce a Torino dove frequenta il liceo artistico e studia disegno tecnico alle scuole serali seguendo, tra gli altri, i corsi di Eugenio Colmo (illustratore all'epoca noto con lo pseudonimo di Golia). Nel 1955, come allievo di Colmo, il giovane Giugiaro espone alcune tavole in una collettiva alla quale è invitato l'allora direttore tecnico Fiat: Dante Giacosa. Quest'ultimo, intravedendo il talento dell'ancora minorenne Giugiaro, lo propone per un colloquio alla casa torinese, all'epoca diretta da Fabio Luigi Rapi. Assunto come disegnatore di bozzetti automobilistici, Giugiaro entra quindi all'Ufficio Studi Stilistici Vetture Speciali della Fiat, dove il futuro designer approfondisce e matura le proprie competente nel settore auto. Sempre in Fiat incontrerà Aldo Mantovani, ingegnere col quale più tardi avvierà un sodalizio professionale e una lunga amicizia.

[02] Nel 1959 Giugiaro conclude l'esperienza in Fiat diventando direttore dell'Ufficio Stile Prototipi della Bertone di Torino. Il taglio moderno e antesignano dei lavori del ventunenne progettista portano uno dei più importanti carrozzieri all'azzardo imprenditoriale di sottoporgli in prova gli schemi tecnici dell'Alfa Romeo 2000 Sprint (di cui sta trattando la commessa). Visto l'ottimo risultato con cui s'è avviata la collaborazione e la dimostrata passione lavorativa di Giugiaro, il rapporto con Nuccio Bertone si fa serrato e in breve tempo al giovane designer sarà persino concesso il privilegio di “griffare” palesemente i bozzetti dei modelli in corso di realizzazione. Del periodo “bertoniano” di Giugiaro, durato sei anni, oltre alla citata Alfa Romeo 2000 Sprint (1960) vanno sicuramente ricordate la Aston Martin DB4 Jet (1960), la Ferrari 250 GT Bertone (1962), l'Alfa Romeo Giulia GT (1963), la Fiat 850 Spider (1965) e la Fiat Dino Coupé (1966-67). Senza contare la serie progressiva di prove d'autore che costituiranno i prodromi salienti della Bizzarrini 5300 GT Strada – e, cioè, la Gordon Keeble GT Bertone (Gordon-Keeble, 1960) e le Iso Rivolta 300/340 GT Bertone (1962), Iso Grifo A3L Bertone (1963) ma, soprattutto, l'Iso Grifo A3C Bertone (1964).

[03] Pur riconoscendo il debito maturato negli anni passati alla Bertone, la proposta di diventare direttore del Centro Stile e Progetti della Ghia non lascia indifferente Giugiaro che nel 1965 accetta l'offerta. La collaborazione che anche se limitata a soli due anni (l'acquisizione dell'azienda da parte di Alejandro De Tomaso porta a un assetto decisamente diverso da quello originario che garantiva autonomia a Giugiaro) si rivela preziosa soprattutto per il mondo dell'auto. Nel solo 1966 vengono infatti alla ribalta la Maserati Ghibli, la De Tomaso Mangusta e, forse più sommessamente, la Fiat 850 Vanessa. Il prototipo di quest'ultima, in particolare, sembra preannunciare molte delle future scelte dell'autore: opzioni che, viste nella prospettiva temporale dei successivi decenni, in questo progetto risultano, in un certo senso, anticipate sub specie quasi profetica. Come afferma Paolo Balmas, «questa vettura era lo studio per un’auto da città il cui stile era pensato appositamente per le donne che guidavano, in particolare nei raffinatissimi interni. Troppo avanti. Osservandola di profilo notiamo già quello stile che da lì a poco sarebbe diventato il tipico marchio di fabbrica della matita di Giugiaro: carrozzeria a due volumi con ampio portellone e coda tronca, cofano anteriore dalla presenza importante, linee decise; il tutto però contenuto in dimensioni compatte. In altri termini, il futuro dell’auto a larga diffusione. Sempre osservando quel profilo» si può intravedere «un embrione della prima Golf [...]. Una forma, in particolare nella coda e nei fanali, che deve avere tremendamente ispirato il giovanissimo e sfortunato Pio Manzù nel disegno della Fiat 127». (Paolo Balmas, Giorgetto Giugiaro - Universale di Architettura. 82, Testo & Immagine, Cinisello Balsamo - Torino 2000)

È il primo tentativo di emancipazione professionale che prelude a quello assai più duraturo dell'anno successivo. Il 13 febbraio 1968, l'ormai trentenne designer, Mantovani (nel ruolo di guida ingegneristica del team) e un consistente novero di soci fondano, sempre a Torino, la Italdesign. Sul finire dello stesso anno il primo acuto della compagine di progettisti è rappresentato dal prototipo della Bizzarrini Manta presentata alla 50° edizione del Salone di Torino (30 ott./10 nov.). Di poco posteriore è l'Alfa Romeo 33 Iguana (1969), secondo concept che dà modo al gruppo di farsi notare senza che però vi siano reali conseguenze di mercato. Qualche positivo riscontro si ha già con la successiva collaborazione con Maserati, per la quale Giugiaro progetta Bora (1971) – prodotta in oltre 500 esemplari – e il suo restyling ravvicinato: Merak, che rimane in produzione fino al 1983 con una performance di 1700 esemplari venduti.

Entrambe le collaborazioni sono però il preludio per la prima solida affermazione di Italdesign: l’Alfa Romeo Alfasud (1972). Si tratta di una vettura che, come segnala Paolo Balmas «avrebbe inaugurato un corso del tutto nuovo per la casa milanese: la prima trazione anteriore, il primo modello prodotto nella fabbrica di Pomigliano d’Arco. Le linee dell’Alfasud sono un’estensione dello spirito di Giugiaro, una firma in lamiera. I tratti sono quelli citati a proposito della Vanessa: coda tronca, due volumi. La differenza è data in questo caso dalla morbidezza degli angoli e dal cofano molto lungo. Sarà l’Alfa più venduta della storia»[04].

La nuova sede di Moncalieri, prima espansione degli spazi aziendali, s'inaugura già nel 1974. Quella che tuttora è la base attuale degli studi del gruppo ha modo di realizzare exploit progettuali di sempre più marcata rivelanza internazionale. Si va dalle Alfa Romeo Alfetta GT e GTV (1974) fino alla sorprendente Volkswagen Golf (1974). Specie quest'ultima rappresenta, per il mercato come per lo stile adottato un approccio rivoluzionario. La casa automobilistica tedesca con sede a Wolfsburg ha già alle spalle diversi tentativi (1500, 411, K70) di sostituire il suo modello di riferimento (il "famigerato” Maggiolino ovvero la vettura in assoluto campione d'incassi mondiale) di cui Giugiaro propone un reale contrappasso, ovvero instradando l'azienda verso «linee più squadrate, nervose e moderne» e confermando l'innovazione della «trazione e motore anteriori»[05] inaugurate dalla K70 e che per Giugiaro rappresentano ormai una scelta trasversale se si tiene conto delle praticamente coeve Lotus Esprit (1973-76) e Hyundai Pony (1974) e delle successive BMW M1 (1978) e Maserati Quattroporte III (1979). L'esito entusiasmante – oltre ai «6 milioni di esemplari venduti in nove anni» il modello sarà poi la «base per gli oltre 30 del modello comprendente le generazioni successive, disegnate da altri ma sulla comoda strada tracciata dall’artista piemontese»[06] – è una pietra miliare della vita professionale di Giugiaro che, tra l'altro, riesce finalmente a sollecitare – nemo propheta in patria sua est – l'interesse di Fiat per l'ormai riconosciuto maestro della grande serie.

[05] Paolo Balmas, Giorgetto Giugiaro (Universale di Architettura. 82), Testo & Immagine, Torino. Riguardo alle "resistenze” subite dal nuovo modello presso la Volkswagen è abbastanza interessante rileggere quanto lo stesso Giorgetto Giugiaro riporta in un'intervista di Michele Fenu pubblicata su "La Stampa" del 9 Ottobre 2003: «I dirigenti tedeschi avevano visitato nel 1969 il Salone di Torino, selezionando sei vetture interessanti per lo stile, tra cui la Giulia GT. E si erano resi conto che 4 erano state disegnate da me. In più, sapevano che avevo già progettato un modello “popolare” come l’Alfasud. Allora, ai primi di gennaio del 70, mi convocarono a Wolfsburg [...]. Mi accolsero in una grande sala. Un folto gruppo di tecnici, un interprete e, per terra, ordinatamente smontata in tutti i suoi pezzi, una Fiat 128. Mi spiegarono che la 128 doveva essere il punto di riferimento per la nuova vettura. “Noi, ammisero, non riusciamo a fare un’auto così compatta ma tanto abitabile e con un vano bagagli altrettanto grande. Ci provi lei”. Devo dire che mi fece molto piacere vedere che il loro metro di misura era un’auto italiana [...]. Il 12 agosto avevo già finito. E sottolineo che, allora, non avevamo in Italdesign computer o strumenti elettronici. Tutto a mano, a matita. Inoltre, mi avevano fatto realizzare due modelli, uno piccolo e uno più grande. Fu scelto il primo, mentre l’altro, con un pianale Audi, sarebbe diventato la Passat. [In corso d'opera] «capitò che in Volkswagen ci fu un cambio al vertice. Il nuovo n. 1, Leidig, un tecnico dalle visioni limitate che badava soprattutto al problema costi, era perplesso. Quella vettura per design e formula significava un forte cambiamento nella filosofia della Casa e lui temeva le reazioni del pubblico. Mi fece allungare il “muso” per poter superare i crash-test americani e volle i fari rotondi, mentre io li avevo disegnati rettangolari per discostarmi da quelli della Giulia. Poi, non ancora persuaso, fece impostare dai suoi un’altra auto, che poi entrò in produzione, ma con scarso successo. Comunque, alla fine, fu varata quella che sarebbe diventata la Golf. Leidig mi ringraziò e chiuse la collaborazione. La Golf uscì nel 1974: un successo enorme. In Vw mi rivollero e per me fu una sorta di rivincita. Avevo visto giusto e mi ero fatto una fama di progettista di vetture di grande serie».

Anche a seguito degli evidenti successi tedeschi – l'Audi 80 (1976) e il trittico di tutto rispetto realizzato con Volkswagen: Passat (1973), Scirocco (1974), Polo (1975) –, l'azienda torinese avvia l'approccio con Giugiaro commissionando al designer il progetto della Lancia Delta (1979). Una vettura, di fascia medio-alta, che dimostra la versatilità del talento – col brand Giugiaro sarà impegnato anche nello sviluppo della Lancia Prisma (1982) della Lancia Thema (1984) – e della solidità del gruppo Italdesign: nei circa tre lustri di produzione, il modello – pressoché invariato nel disegno – supera infatti la ragguardevole quota del mezzo milione di esemplari venduti.

È l'avvio di una duratura collaborazione che si rafforza col progetto della vettura che eredita il ruolo centrale per la produzione lasciato vacante dalla Fiat 500 e che aveva visto l'azienda fallire l'obiettivo con la Fiat 126. Dopo essersi dimostrato maestro della grande serie per Giugiaro è il momento di rivendicare il medesimo riconoscimento nel campo delle vetture di fascia economica, ovvero nel settore più arduo del progetto automobilistico. Il risultato di questo impegno è la Fiat Panda (1980) che resta in produzione fin quasi a metà degli anni 00 del XXI secolo superando la ragguardevole soglia dei 5 milioni di esemplari. Ma ancora più importante per Fiat è avvicendare degnamente quella che in azienda è ormai divenuta l'utilitaria per antonomasia: la già citata 127 di Pio Manzù. Qui Giugiaro conferma la sua capacità di operare progettualmente con proposte che determinano esiti sensibilmente apprezzabili sia in termini ergonomici che stilistici. La Fiat Uno (1983) si candida infatti a diventare il modello col miglior rapporto dimensioni/abitabilità degli interni, mentre per quel che concerne la linea, l'originalità appare lampante. Il successo, inutile dirlo, è altrettanto chiaro: della sola serie iniziale vengono vendute 3 milioni di vetture.

Nel decennio 80 le collaborazioni di Giugiaro sono decisamente aperte a livello internazionale: si va dalla De Lorean DMC-12 (1981, scelta da Robert Zemeckis come "interprete" dei viaggi del tempo nel film Ritorno al futuro) alla Isuzu Piazza (1981), dalla Nissan Micra (1982) alla Lamborghini Marco Polo (1982), dalla Saab 9000 (1984) alla Seat Ibiza (1986), dalle Renault R 19 (1988) e R 21 (1986) all'AMC Eagle Premier (American Motors Corporation, 1988). Gli anni "reganiani" regalano anche a pochi fortunati l'Italdesign Giugiaro Aztec (motore Audi, 1988), un concept che non raggiunge nemmeno la prevista produzione dei 50 esemplari. Ma 10 anni dopo l'exploit della Fiat Uno, l'ormai collaudata collaborazione fra Giugiaro e l'azienda torinese porta il designer a proporre soluzioni e modelli che vanno a sostituire non più creazioni altrui bensì creazioni proprie del passato. Con un raro senso di continuità evolutiva, l'auto che negli anni 90 dovrà subentrare alla Fiat Uno ha così lo stesso progettista e la medesima fortuna produttiva: si tratta infatti della Fiat Punto (1993) che rimane in produzione fino al 2018 con ottimi risultati di vendita.

Negli anni 90 una delle note salienti è l'entrata ufficiale di Fabrizio Giugiaro in Italdesign a capo della ricerca nel comparto auto. L'attenzione tecnologica, l'interesse per i nuovi materiali e le innovative forme di propulsione registra un'impennata palpabile all'interno del gruppo, salendo col tempo al crescere del ruolo di Fabrizio – che, come detto finirà con l'affiancare il padre nella direzione – in Italdesign. Un florilegio del decennio sottolinea e conferma la caratura internazionale delle collaborazioni di Giugiaro e Italdesign: Jaguar Kensington (1990), Toyota Aristo ( aka Lexus GS, 1991), Subaru Alcyone SVX (1991), BMW Nazca M12 (1991), Italdesign Biga (minimale ma incredibilmente capiente city car ibrida del 1992), Seat Cordoba (1993), Fiat Punto Cabrio (1993), Lexus Landau (1994), Daewoo Bucrane (1995), Lamborghini Calà (1995), Fiat Formula 4 (1996), Daewoo Leganza (1997), Alfa Romeo Scighera (1997), Volkswagen W12 Syncro (1997), Maserati 3200 GT (1998), Bugatti EB118 (1998), Daihatsu Move (1998), Volkswagen Roadster W12 (1998), Daewoo Matiz (1999 - Italdesign Lucciola, 1993), Bugatti EB218 (1999), Bugatti EB18/3 Chiron (1999), Fiat Palio/Siena (2000).

Nel corso del primo decennio del XXI secolo si conclude la parabola della splendida autonomia di Italdesign. La crisi della grande serie si fa sentire a livello mondiale e nelle collaborazioni del gruppo, accanto alla produzione diretta al mercato, si palesano con sempre più frequenza i concept e le autoproduzioni. Anche in questo caso un regesto senz'alcuna velleità di completezza delle realizzazioni negli anni OO è il seguente: Daewoo Magnus (2001-2003), Volkswagen W12 Nardò (2001), Aston Martin Twenty Twenty (2001), Maserati 4200 Spyder (2001), Daewoo Kalos (2002), Lamborghini Gallardo (2002), Fiat Idea (2003), Alfa Romeo 156 (2003), Citroën C3 Pluriel (2003), Chevrolet Corvette Moray (2003), Daewoo Lacetti (2004), Toyota Volta (2004), Maserati MC12 (2004), Alfa Romeo Brera (2002-2005), Alfa Romeo Visconti (2004), Alfa Romeo 159 (2005), Fiat Grande Punto (2005), Fiat Croma (2005), Mitsubishi Nessie (2005), Fiat Sedici (2006), Ford Mustang by Giugiaro (2006), BMW Mini - II serie (2007), Italdesign Giugiaro Vad.Ho (2006), Iveco Daily (2006), Daihatsu D-Compact X-Over (2007), Iveco Massif e Campagnola (2008), Italdesign Giugiaro Quaranta (2008, il cui archetipo dichiarato fin dal nome adottato è la Bizzarrini Manta del 1968), Italdesign Frezer-Nash Namir (2009).

Nel 2010 la cessione del gruppo appare inevitabile: troppo esile la struttura di Italdesign per riuscire a contrastare le profonde fratture createsi nei settori economici e finanziari di riferimento per il settore. A salvaguardia del migliaio di dipendenti dell'azienda è necessario il ricorso a un partner tetragono come il Gruppo Volkswagen che infatti acquisisce Italdesign facendo conservare ruoli apicali a entrambi i Giugiaro. Il connubio fra i designer e l'azienda di proprietà tedesca si riduce a un lustro nel quale, tra l'altro, vengono progettate e realizzate le Proton Emas (2010), le Volkswagen Tex e Go! (2011), l'Italdesign Giugiaro Brivido (2012), l'Italdesign Giugiaro Parcour (2013), l'Italdesign Giugiaro Clipper (2014), l'Italdesign Giugiaro GEA (2015). Nel 2015 i Giugiaro escono anche fisicamente dall'azienda con la quale hanno avuto modo di legare buona parte dell'esistenza agli oltre 60 milioni di single e famiglie, più o meno allargate, che nel mondo hanno deciso di immatricolare i veicoli profilati e conformati sapientemente dal loro tratto magistrale.

Dal 2016 Volkswagen è proprietario unico dell'azienda torinese. A guidare lo stile della Italdesign è chiamato Filippo Perini, ex-resposabile del design alla Lamborghini, mentre l'amministratore delegato diventa Jörg Astalosch. Tra i primi progetti Italdesign del nuovo corso si segnala la Gran Turismo con zero emissioni Italdesign GTZero (2016). L'azienda collabora inoltre allo sviluppo ingegneristico del nuovo SUV Audi Q2 (2016) e al progetto del metropolitano di Guangzhou (CRRC Guangzhou Electric Locomotive, 2017). In seguito realizza il prototipo Nissan GT-R50 (2018) e l'MPV di fascia alta Vulcanus (Xingchi Automobiles, 2018) mentre l'ufficio di progettazione dell'innovazione della filiale russa Russian Helicopters sviluppa l'elicottero monomotore VRT500 (VR-Technologies, 2018). Italdesign collabora inoltre allo sviluppo di un sistema modulare di trasporto a propulsione elettrica a emissioni zero che integra veicoli terrestri e aerei; l'Airbus Pop.Up (2017) e la sua evoluzione Airbus Pop.Up Next (2018), mentre, destinato ai collezionisti e agli appassionati visionari, la divisione Automobili Speciali Italdesign realizza altre due auto con caratteristiche e prestazioni da corsa omologate per l'uso su strade normali: il coupé Zerouno (2017) e la versione con tetto removibile Zerouno Duerta (2018). Ultima nata la commemorativa vettura Gran Turismo elettrica Italdesign DaVinci (2019)

Parallelamente al progetto nel settore dell'automotive su gomma, Italdesign s'è dedicata anche al design industriale e ai trasporti su rotaia. A tal fine, sin dal 1981, il designer aveva fondato la Giugiaro Design, divisione del Gruppo Italdesign riservata a questo tipo di progettazione. La vastità dei settori implicati non consente che una breve panoramica assolutamente non esaustiva dell'attività del Gruppo al di fuori del circuito dell'automotive su gomma: macchina per cucire Logica 591 (Necchi, 1982), rigatoni Marille (Voiello, 1983), organo elettrico Eclipse (Comus / Bontempi, 1984), telefono Sirio (SIP, 1987), insalatiera con coperchio e mestolo Chimera (F.lli Guzzini, 1989) apparecchiatura odontoiatrica Isotron (Eurodent Industrie, 1989), treno ETR 460 "Pendolino" - terza serie (FIAT Ferroviaria, 1989-1994), valigia Capsula (ACE, 1990), centrotavola in argento Duino e Icaro (Sabattini, 1991), fotocamera subacquea professionale con autofocus Nikonos RS (Nikon, 1992), pentola a pressione Accademia Atmosphère (Lagostina, 1992) treno ETR 470 "Cisalpino" (Alstom Ferroviaria, 1995), faretto Poe (Lucitalia, 1998), tram Atac Roma (FIAT Ferroviaria, 1998), pneumatici Sportrac, Ultrac e Wintrac Xtreme (Vredstein, 1999), telefono pubblico Digito (Telecom, 2000), treno Freccia Argento - nuovo "Pendolino" (Trenitalia, 2006), contenitori in alluminio Ultra Forza (Cuki, 2013), poltrona direzionale Sabrina chair (Okamura 2013), macchina espresso professionale E71E (Faema, 2018).

PRODOTTI

PROGETTISTI / ARTEFICI / IDEATORI

RICONOSCIMENTI


2018	Mostra Italdesign. Next 50, International Auto Show 2018 Cortile del Castello del Valentino [6-10 giugno], Torino
2018	Mostra Italdesign. Next 50, International Motor Show 2018, Palexpo, [8-18 marzo], Geneva [CH]

2005	Best in Class Award al Pebble Beach Concours d'Elegance, Monterey - CA [USA]
2004	European Automotive Design Award alla Carriera - Brussels Motor Show, Brussels [B]
2004	XX Premio Compasso d'Oro ADI - Associazione per il Disegno Industriale, Milano
2004	Segnalazione al XX Premio Compasso d'Oro ADI - Ass. per il Disegno Industriale, Milano
2002	Automotive News Europe "Eurostar" Award - International Motor Show, Frankfurt am Main [D]
2002	Automotive Hall of Fame - Dearborn, Michigan [USA]
2001	Premio Leonardo Qualità Italia - Comitato Leonardo - Italian Quality Committee, Roma
1999	Car Designer of the Century Award - Global Automotive Elections Foundation, Los Angeles - California [USA]
1995	Goldene Lenkrad alla Carriera, Bild am Sonntag, Axel Springer Haus, Berlin [D]
1995	Goldene Lenkrad, Bild am Sonntag, Axel Springer Haus, Berlin [D]
1994	XVII Compasso d’Oro ADI - Ass. per il Disegno Industriale, Milano
1994	Segnalazione al XVII Premio Compasso d'Oro ADI - Ass. per il Disegno Industriale, Milano
1991	XVI Compasso d’Oro ADI - Ass. per il Disegno Industriale, Milano
1991	Segnalazione (4) al XVI Premio Compasso d'Oro ADI - Ass. per il Disegno Industriale, Milano
1989	Segnalazione (2) al XV Premio Compasso d'Oro ADI - Ass. per il Disegno Industriale, Milano
1984	XIII Compasso d’Oro ADI alla Carriera - Ass. per il Disegno Industriale, Milano
1984	Segnalazione (3) al XIII Premio Compasso d'Oro ADI - Ass. per il Disegno Industriale, Milano
1981	XII Premio Compasso d'Oro ADI - Associazione per il Disegno Industriale, Milano
1981	SIAD Silver Medal - British Society of Artists and Industrial Designers [UK]

VIDEO

TESTI | LIBRI | DOCUMENTI

2018	Italdesign celebrates its 50th anniversary
2016	Italdesign - Company Profile
2016	Giorgetto Giugiaro, I granturismo secondo Giugiaro “Kineo”, n. 8
2016	Giorgetto Giugiaro, Mobilità urbana: criticità irrisolte “Atti della Società degli Ingegneri e degli Architetti in Torino”, nuova serie - anno LXX - n. 1-2-3 - dicembre
2015	Ruoteclassiche, I capolavori dello stile. Bertone, Pininfarina, Giugiaro Editoriale Domus, Milano
2014	Giuliano Molineri, Giorgetto Giugiaro: le strade del design Rizzoli, Milano
2004	Decio G. Carugati, Giorgetto Giugiaro Silvana Editoriale, Cinisello Balsamo - Milano
2004	Winston Goodfellow, Bizzarrini. Un tecnico votato alle corse Giorgio Nada Editore, Vimodrone - Milano
2003	Peter Vann (a cura di), Design by Giugiaro 1968-2003 Giorgio Nada Editore, Vimodrone - Milano
2001	Laura Giugiaro (a cura di), Osservando il design. 1981-2001 vent'anni di Giugiaro design Electa, Milano
2000	Giuliano Molineri, Giorgetto Giugiaro & Fabrizio: italdesign Automobilia, Milano
2000	Paolo Balmas, Giorgetto Giugiaro Testo & Immagine, Cinisello Balsamo - Milano
1995	Giuliano Molineri, Fabrizio Giugiaro (a cura di), Giugiaro. Come creare un'automobile Automobilia, Milano
1995	Giuliano Molineri, Fabrizio Giugiaro (a cura di), Giugiaro Italdesign. Catalogo ragionato (1959-1994) Automobilia, Milano
1993	Giuliano Molineri (a cura di), Giugiaro design. I progetti non automobilistici L'Archivolto, Milano 199
1968	Michele Fenu, Quattro idee per la «sportiva di domani». Fantasia e realtà “La Stampa”, 31 ottobre / 01 novembre
1968	Il proiettile (da 330 kmh.) di Giugiaro “Autosprint”, n. 45, Conti Editore, San Lazzaro - Bologna

CONTATTI

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	name:	Bizzarrini Manta - autovettura coupé monovolume (prototipo)
1968	by:	Giorgetto Giugiaro, Giotto Bizzarrini (telaio)


1938	name:	Giorgetto Giugiaro

1926-‘23	name:	Giotto Bizzarrini (telaio)

	Bizzarrini Manta (1968) Exterior and Interior
2018	© video: hirudov
	Italdesign Giugiaro. The Prototypes From Bizzarrini Manta to ZeroUno and Many More
2018	© video: settime2588
	Intervista a Giorgetto Giugiaro \| a cura di: Marco Aruga
2017	© video: ContemporaryArt Torino
	The 1966 Bizzarrini P538 Italdesign Manta at Pebble Beach Concours d'Elegance
2016	© video: Pebble Beach Concours d'Elegance
	Torino: Giugiaro entra allo IAAD
2016	© video: GRPtelevision
	Giorgetto Giugiaro intervistato da Nico Cereghini
2015	© video: Automoto.it
	Italdesign Giugiaro Brivido - La prova "impossibile" nel traffico di Milano
2015	© video: Motor1 Italia
	Giorgetto Giugiaro \| LH in Architettura - Politecnico di Torino
2015	© video: Politecnico di Torino
	Italdesign Giugiaro Brivido - La prova "impossibile" nel traffico di Milano
2015	© video: Motor1 Italia
	Italdesign Giugiaro GEA: guida lei, e voi che fate? - Salone di Ginevra 2015
2015	© video: Motor1 Italia
	Le strade del design. L'uomo e il libro, Giorgetto Giugiaro si racconta \| regia: Giosuè Boetto Cohen
2015	© video: Italdesign Official
	Il design che funziona ep. 5 - Golf: alle origini di un mito \| regia: Giosuè Boetto Cohen
2015	© video: Italdesign Official
	Il design che funziona ep.4: BMW M1 \| regia: Giosuè Boetto Cohen
2015	© video: Italdesign Official
	Italdesign Giugiaro Parcour
2015	© video: Motor1 Italia
	Il design che funziona ep. 3 - Le Alfa di Giugiaro 1968-2005 \| regia: Giosuè Boetto Cohen
2014	© video: Italdesign Official
	Il design che funziona ep. 2: Le Alfa di Giugiaro 1959-69 \| regia: Giosuè Boetto Cohen
2014	© video: Italdesign Official
	Il design che funziona ep. 1: La Lancia Megagamma \| regia: Giosuè Boetto Cohen
2014	© video: Italdesign Official
	Giorgetto Giugiaro Accademia di Belle Arti di Carrara
2013	© video: Accademia Belle Arti Carrara
	A 6-foot wide concept supercar
2012	© video: CNN Business
	Scavolini presenta la cucina “Flux” by Giugiaro design
2007	© video: Scavolini