VOLUME V. MUDETO COLLECTION (2022-23) / MUDETO COLLECTION YEARBOOK VOLUME Vi. (2022-23) | MuDeTo APS - Museo del Design Toscano, Museo Design Toscana

MUDETO COLLECTION VOLUME VI. (2022-23)

Dal 1° luglio 2024 è disponibile VI. volume MuDeTo Collection che raccoglie le sei acquisizioni di MuDeTo realizzate nel periodo 2022-23. Il volume, realizzato da Elettra Officine Grafiche di Firenze con il patrocinio congiunto di Regione Toscana, Fondazione Architetti Firenze e Ordine Architetti Firenze, è introdotto da una prefazione di Umberto Rovelli.

L'annuario può essere acquistato al prezzo per copia di € 30,00 (trenta euro), comprensivi di spese di spedizione. Annotando come causale «acquisto copie annuario MuDeTo VI. 2022-23», l'importo complessivo va versato tramite bonifico bancario presso:

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Per ogni ordinativo di copie, contestualmente o successivamente al versamento dell'importo, il richiedente dovrà segnalare all'Associazione MuDeTo APS - Museo del Design Toscano sia il nome, cognome e dati fiscali (per l'emissione della ricevuta), sia il recapito (per la consegna dei volumi) inviando una e-mail a mudeto@mudeto.it.

SINOSSI MUDETO COLLECTION VOLUME VI. (2022-23)

Nelle sei “acquisizioni” qui proposte, il volume riassume e condensa il sesto periodo di attività del museo on line diretta emanazione dell’Associazione Museo del Design Toscano - MuDeTo.

Introdotte dal saggio commemorativo del decennale del museo di Umberto Rovelli, le motivazioni e le testimonianza presentate in questa sede rievocano, in realtà, le vicende progettuali e produttive di almeno una dozzina di prodotti che hanno segnato l’attività manifatturiera e progettuale di aziende e designer toscani che meritano senz’altro di essere raccolte e ricordate.

Ospitati sul web (www.mudeto.it) nel corso del biennio 2022-23 e gravitanti su uno spettro temporale di mezzo secolo (dal 1947 al 1998), del presente volume fanno parte prodotti assai diversi che comunque ambiscono a proporsi come modelli riconducibili a vario titolo al tema della erranza progettuale (subita, indotta, favorita, ricercata, ecc.) all’interno di un archivio industriale che è ancora in gran parte da disvelare al pubblico.

A partire dalle macchine da presa fotografiche Condor (1947) e GaMi 16 (1947-53). La prima progettata e prodotta da Officine Galileo (insieme a Ferrania, partner distributore), la seconda progettata da Ambrogio Carini di e per Officine Galileo. Favorita dalla battuta d’arresto subita dalla Leica in Germania, la nascita del modello Condor I (1947) rimarca il primo approccio del colosso fiorentino nel settore dell’utenza civile avviando una gamma di articoli che in seguito comprenderà, le più economiche Condor Junior e Condoretta (1951) e la più costosa e performante Condor II (1952). Contemporanea a questa fortunata uscita sul libero mercato è la sperimentazione con GaMi 16 della nicchia produttiva delle macchine a ingombro ridottissimo. Il direttore della sezione milanese la progetta con competenza anche formale, come un vero designer. Ne nasce una compatta, che è un miracolo di meccanica e di studio formale, una risposta tutta italiana, e migliorativa, alla Minox.

Figlio illustre dell’esperienza radical praticamente antelitteram, Superonda è il secondo episodio progettuale e produttivo di approfondimento proposto dal volume. La sagoma elaborata dapprima come prototipo ligneo e colorato presentato a Pistoia nel 1966, nell’anno successivo approderà alla versione finale, edita da Poltronova, in poliuretano espanso racchiuso in una guaina in tessuto rivestito in PVC. Come molti “oggetti d’arredo” disegnati dal gruppo Archizoom, si rivela una sfida alle convenzioni borghesi, ma anche l’occasione che apre al fruitore numerosi “giochi” di componibilità. Il suo succcesso comporterà per quasi tutti i componenti dello studio l’esodo verso Milano.

Il terzo tema affrontato riguarda l’esperienza autorale “nomadica” di Paolo Orlandini che, nato a Grosseto, si laurea al Politecnico di Milano collaborando per oltre 40 anni con Roberto Lucci. Anche in questo caso l’esperienza della coppia con la legnanese Velca riguarda una gamma di prodotti d’arredo abbastanza ampia e che comprende: il complesso sistema di sedute K (1968-74); l’arguta serie di appendiabiti e complementi d’arredo Vip (1970); la scala pieghevole Scaleo (1974) – oggi conservato nella collezione permanente di design del MoMA di New York –; lo sgabello Golf (1975), che con coraggio “riscrive” l’immagine tradizionale della tipologia.

Ideato oltreoceano, dai coniugi Elena (Lella) Valle e Massimo Vignelli, e – con tempi aziendali da record – realizzato in Italia da Maurizio Casigliani col neonato brand omonimo, l’ulteriore campione “errante” proposto in queste pagine è il sistema di elementi da assemblare in tavolo basso – un piano in vetro/cristallo e quattro supporti di geometria euclidea in marmo – denominato Metafora #1 (1979). Presentato al pubblico per la prima volta al Macef autunnale e, immediatamente dopo, al Salone del Mobile di Milano, questo tavolo decisamente innovativo, colto, sapienziale ed efficace, deve il proprio successo a una mezcla davvero inconsueta tra allure astratta e atemporale, manifestata nell’essenziale profilazione dei suoi elementi, e materica definizione di ogni componente dell’ensemble che gratifica sinergicamente mente, occhio e mano di ogni fruitore. Il valore del progetto gli ha consentito di sopravvivere persino alla chiusura dell’azienda madre (nel 2022) entrando a far parte dal 2012 del catalogo di Martinelli Luce.

Un altro nomade per eccellenza del design industriale è lo scandiccese Mauro Pasquinelli che ha dedicato pressoché integralmente il suo magistero professionale al Friuli produttivo. Anche in questo caso non si tratta di un solo articolo, ma di un trittico di sedie d’autore realizzate con Calligaris, la più importante azienda del “Triangolo della Sedia”. L’elegante Balestra (1988), caratterizzata dal raffinato gioco compositivo che dà forma al piano di seduta sorretto da due listelli ad arco ribassato; la coeva Cicloide (1988) connotata dal disegno dello schienale la cui linea ricalca l’omonima curva “di movimento” galileiana; la scultorea Mondo (1994), sorta di rêverie del riparo e del relax raccolto e protetto entro le due curve possenti e iconiche dello schienale e del sedile “scolpite” entrambe in lamellare curvato.

Progettista “onnivoro” dedito alla migrazione settoriale, Luigi Trenti, oltre che col settore illuminotecnico, si è confrontato con successo nell’ambito delle strumentazioni elettromedicali, degli strumenti per la scrittura, dell’arredo, della cucina, della rubinetteria, degli accessori sartoriali e delle strumentazioni per la rilevazione elettronica del traffico veicolare. Il fil rouge che connota complessivamente i contributi dell’autore nei svariati settori affrontati è l’originalità dell’approccio che quasi sempre conduce il designer a proporre riuscite innovazioni coinvolte con l’impermanente universo della tecnologia. Originalità che appare evidente nel prodotto segnalato in questo volume. Lesena è, infatti, un ibrido tipologico connotato da un profilo plastico a un tempo netto e minimale che ben supporta un’inedita soluzione illuminotecnica a luce indiretta (classificabile sia come piantana che come applique da terra). Anche se, a rigore, non si tratta di un articolo specificamente “tecnico” bensì “decorativo”, il livello di rarefazione formale del progetto rende del tutto improprio risolverne in un senso o nell’altro l’enigmatico tenore borderline. Né piantana né applique, né lampada domesticamente “calda” né apparecchio gelivamente tecnico – sebbene di aspetto molto semplificato ed essenziale – il prodotto vanta una dominante funzionale piuttosto estesa essendo espressamente creata per illuminare sia ambienti di lavoro, che istituzionali a vocazione più o meno culturale.

In sintesi, un’identità “mobile” e vibrante che, anche se risulta “indefinita” specificamente, si sottrae con altrettanto vigore all’inconsistenza plastica o alla dissoluzione materiale. E, anzi, in virtù della sospensiva e “magica” levità che la connota intimamente, sa riverberare ed effondere – come, peraltro, accade in tutti i prodotti elencati in precedenza – quelle tonalità del dono e della grazia che ben di rado sono accessibili a gran parte delle produzioni odierne.

IMMAGINI MUDETO COLLECTION VOLUME VI. (2022-23)

001	MuDeTo Collection Vi. (2022-23) \| © MuDeTo - Museo del Design Toscano

002	MuDeTo Collection Vi. (2022-23) \| © MuDeTo - Museo del Design Toscano

003	MuDeTo Collection Vi. (2022-23) \| © MuDeTo - Museo del Design Toscano

004	MuDeTo Collection Vi. (2022-23) \| © MuDeTo - Museo del Design Toscano

005	MuDeTo Collection Vi. (2022-23) \| © MuDeTo - Museo del Design Toscano

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007	MuDeTo Collection Vi. (2022-23) \| © MuDeTo - Museo del Design Toscano

008	MuDeTo Collection Vi. (2022-23) \| © MuDeTo - Museo del Design Toscano

009	MuDeTo Collection Vi. (2022-23) \| © MuDeTo - Museo del Design Toscano

010	MuDeTo Collection Vi. (2022-23) \| © MuDeTo - Museo del Design Toscano

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012	MuDeTo Collection Vi. (2022-23) \| © MuDeTo - Museo del Design Toscano

013	MuDeTo Collection Vi. (2022-23) \| © MuDeTo - Museo del Design Toscano