VOLUME V. MUDETO COLLECTION (2019-21) / MUDETO COLLECTION YEARBOOK VOLUME V. (2019-21) | MuDeTo APS - Museo del Design Toscano, Museo Design Toscana

MUDETO COLLECTION VOLUME V. (2019-21)

Dal 1° aprile 2022 è disponibile V. volume MuDeTo Collection che raccoglie le otto acquisizioni di MuDeTo realizzate nel periodo 2019-22. Il volume, realizzato da Elettra Officine Grafiche di Firenze con il patrocinio congiunto di Fondazione Architetti Firenze e Ordine Architetti Firenze, è introdotto da una prefazione di Maria Cristina Tonelli.

L'annuario può essere acquistato al prezzo per copia di € 30,00 (trenta euro), comprensivi di spese di spedizione. Annotando come causale «acquisto copie annuario MuDeTo 2019-21», l'importo complessivo va versato tramite bonifico bancario presso:

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Per ogni ordinativo di copie, contestualmente o successivamente al versamento dell'importo, il richiedente dovrà segnalare all'Associazione MuDeTo APS - Museo del Design Toscano sia il nome, cognome e dati fiscali (per l'emissione della ricevuta), sia il recapito (per la consegna dei volumi) inviando una e-mail a mudeto@mudeto.it.

SINOSSI MUDETO COLLECTION VOLUME V. (2019-21)

Nelle otto “acquisizioni” qui proposte, il volume riassume e condensa il quinto periodo di attività del museo on line diretta emanazione dell’Associazione Museo del Design Toscano - MuDeTo.

Introdotto dal notevole saggio che Maria Cristina Tonelli ha dedicato all’industrial design regionale del primo ventennio successivo al II dopoguerra, le otto segnalazioni presentate in questa sede sono un omaggio al talento, tutto toscano, di “coniare” prodotti. Ospitati sul web nel corso del triennio 2019-21 e gravitanti su uno spettro temporale di quasi un secolo (dal 1920 al 2012), del presente volume fanno parte prodotti assai diversi che comunque ambiscono a proporsi in quanto modelli di una classicità manifatturiera che è ancora in gran parte da disvelare al grande pubblico.

Primo campione di questa rassegna è la Tuta (1920) elaborata dai fratelli Ernesto Michahelles (in arte Thayaht) e Ruggero Alfredo Michahelles (in arte RAM). Il pertinente saggio di Flavia Loscialpo offre un resoconto puntuale del progetto di un indumento-icona d’innegabile rilevanza storica. Un “abito universale” che con le successive Tuta femminile (Thayaht, 1920) – poi proposta dalla maison Vionnet nel 1922 – e Bituta (Thayaht, 1921), avrà persino modo di manifestare gli assai più complessi connotati di sincera “creazione” vitalmente compromessa col gusto e le materie del tempo.

Anche il secondo esempio raccolto appartiene al novero delle invenzioni. L’Audioguida (1959) ideata dal diciannovenne Giovanni D’Uva introduce una novità di portata universale nel mondo della divulgazione culturale. Come racconta Luigi Trenti, il Laboratorio di Ricerche Fratelli D’Uva (oggi D’Uva) individua non solo un’inedita tipologia di distributore automatico di servizi ma apre la strada all’ideazione e lo sviluppo di ulteriori e coinvolgenti modalità di “racconto” delle opere d’arte – come, ad esempio, la Videoguida (1976).

Con l’interessante testo redatto da Antonello Biscini e Luigi Pulcini, si ripercorre la sfortunata avventura produttiva della Urbanina (1964-65). Pensati e prodotti in Toscana i primi modelli vengono alla luce nelle officine del loro visionario ideatore: il marchese Piero Girolamo Bargagli Bardi Bandini che nel geniale meccanico di Staffoli, Narciso Cristiani individua il partner ideale. Nonostante l’insuccesso di mercato, un tributo alla “seminale” visionarità del progetto dell’Urbanina arriverà addirittura dall’estremo oriente. Il principale elemento caratterizzante la vetturetta – la piattaforma rotante (a 360°) – sarà infatti modello di riferimento per i progettisti giapponesi della cabina pivotante della Nissan PIVO (2005).

Gli articoli prodotti dalla 1P - Industria Chimica per l’Arredamento (nota anche come Uno Pi) presentati da Maria Camilla Pagnini sono l’occasione per ripercorrere il passaggio al mondo del furniture dell’imprenditore pratese Giovanni Pofferi. Grazie anche al prestigioso contributo di Pierluigi Spadolini, all’opera solerte e meticolosa di Gianni Leonardini, Felix Padovano e dei giovani Paolo Felli e Claudio Vagnoni, l’eccellente Emilio Guarnacci avvia nell’azienda una ricerca di proposte arredative che consente alla 1P – a soli due anni dai primi approcci all’imbottito di Dahlia (1967) e Rezia (1967) – di disporre di una gamma di proposte dai volumi plasticamente e “moderni” nel linguaggio, tra i quali emergono i ricordati sistemi Duna (1969) e Boccio (1969) e la poltrona Nuava (1969).

Come dimostra la documentata trattazione di Angelo Butti, col prototipo della Bizzarrini Manta siamo al cospetto di un’autentica pietra miliare nella storia della produzione internazionale del settore. La neonata Italdesign intravede, nello “scacco” subito dalla P538 (che nel 1967 non ottiene l’omologazione per disputare la 24 Ore di Le Mans) un motivo per far risorgere l’autotelaio di Bizzarrini a nuova vita. Giorgetto Giugiaro ha così modo di realizzare una delle concept-car più influenti di sempre, nonché il primo esempio di vettura sportiva ad alte prestazioni di tipo monovolume del II dopoguerra.

Progettista di barche “per diletto”, Pierluigi Spadolini ne ha stilato un incisivo archetipo formale: la gamma di yacht che, dal 1972, lo ha visto avvalersi della qualità esecutiva dei Cantieri di Pisa. Uno spartiacque stilistico – modernamente scandito da sobrietà formale e lineare gerarchia tra i volumi – condiviso da chi, dopo di lui, ha continuato a progettare nautica da diporto. L’appassionante saggio di Maria Cristina Tonelli delinea con precisione una parabola progettuale, rivoluzionaria nel disegno ma tradizionale nel costante riferimento costruttivo del legno, che si avvia con Akhir 16 (1972), si conferma col successivo Akhir 30 (1977) e che, con l’Akhir 18 (1979), consegna alla storia un capolavoro per il settore sia estetico che funzionale.

Ascrivibile all’opera del designer/imprenditore Giuliano Mazzuoli è l’ulteriore caso di eccellenza narrato nel volume. Fin dalla loro prima apparizione, i taccuini, quaderni e agende Stifflexible (1997, oggi Stifflex), realizzati dall’azienda 3.6.5, sono campioni di riferimento decisamente alternativi. Artefatti per i quali, nel 2022, l’azienda vanta il ragguardevole traguardo ottenuto della ventunesima edizione realizzata in collaborazione con il MoMA di New York.

Infine, si deve ancora a Maria Camilla Pagnini, l’ultima segnalazione raccolta nel presente volume dedicata al food design contemporaneo. Creato per La Molina da Riccardo Fattori, l’Uovo sottovetro (2012) è uno dei vertici di un’arte “al quadrato” che l’autore impegnato a individuare, per i packaging aziendali, proposte in grado di consentire una “seconda vita” agli stessi involucri. Nel caso analizzato le esigenze protettive, esibitive, evocative e mnemoniche formano un tutt’uno coeso, credibile e riuscitissimo. Una ricercata fibrillazione tra interno ed esterno dove quel che è materialmente consumabile è in realtà presentato in una sorta di teca in miniatura, dove l’oggetto del desiderio è disponibile alla vista, ma al contempo sottratto agli altri sensi.
Un contenuto ensemble orchestrale al quale l’autore sa magistralmente attribuire i giusti timbri e “coloriture” giustificandone ampiamente la presenza in questa sede. Ossia all’interno di un volume dedicato alla promozione e alla memoria del progetto toscano, tanto incline alla meticolosa ricerca della qualità industriale quanto consapevole alla sua inattuabile conquista definitiva.

IMMAGINI MUDETO COLLECTION VOLUME V. (2019-21)

001	MuDeTo Collection V. (2019-21) \| © M.C. Pagnini, for MuDeTo - Museo del Design Toscano

002	MuDeTo Collection V. (2019-21) \| © M.C. Pagnini, for MuDeTo - Museo del Design Toscano

003	MuDeTo Collection V. (2019-21) \| © M.C. Pagnini, for MuDeTo - Museo del Design Toscano

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005	MuDeTo Collection V. (2019-21) \| © M.C. Pagnini, for MuDeTo - Museo del Design Toscano

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008	MuDeTo Collection V. (2019-21) \| © M.C. Pagnini, for MuDeTo - Museo del Design Toscano