di: Paolo Girotti 

Paolo Girotti (Legnano - Milano, 1965). Giornalista dalla fine degli anni 80 e a “Il Giorno” dal 1996, dove si occupa di cronaca. Lavora da sempre nel campo della comunicazione. Curioso e ottimista per natura, poco incline alla sopravvalutazione del ricordo, appassionato di storie e contemporaneità (ogni cosa ha valore se sta bene collocata nel tempo in cui è stata creata), ha una passione viscerale per l’arte, soprattutto quella che rivolge lo sguardo in avanti a costo di risultare destabilizzante. Per qualche anno ha diretto una galleria di arte contemporanea. [x]

Il racconto dei prodotti presentati in questa sede non può prescindere da alcune premesse relative al contesto entro il quale sono inseriti fin dal loro nascere. Ciò, in particolare, perché è proprio dalla riemersione di consuetudini e pratiche vigenti nel periodo considerato che dipende e trae origine gran parte del loro senso, intelligenza e sorpresa e senza questo sforzo di “riacquisizione” spazio-temporale, gli oggetti resterebbero “impermeabili” e muti, del tutto incapaci d’incidere e lasciar tracce e spunti illuminanti anche per la contemporaneità.
Pertanto, è bene in primo luogo focalizzare del ruolo svolto in quest’ambito da Aldo Casaroli e Luigi Vedani, i cofondatori di un’azienda – Velca – che, nel 1954, muove i suoi primi passi produttivi in un piccolo capannone di via Balbo a Legnano. Dall’incontro e dalla collaborazione di Casaroli e Vedani, tanto diversi quanto complementari, Velca crescerà infatti, anno dopo anno, salendo le ripide scale che dall’artigianato portano all’industrial design riuscendo a far accomodare mezzo mondo sugli sgabelli e le sedie prodotte a Legnano.

A pochi anni dalla fine del secondo conflitto mondiale, Aldo Casaroli intravede fin nelle prime opportunità di lavoro un’occasione di riscatto e crescita personale. Ha le mani magiche, sa lavorare la lamiera come nessun altro: sa plasmare la materia, il metallo, trasformare l’idea in oggetto concreto. Sommati al talento, questi sono i doni lasciatigli in dote da una guerra capace sì di devastare un paese intero, ma che gli ha comunque restituito anche qualcosa di prezioso attraverso l’esperienza fatta nei campi di prigionia negli Stati Uniti. Luigi Vedani, brillante studente dell’istituto Dell’Acqua, è invece un giovane geometra intraprendente dallo sguardo rivolto al futuro, attento al particolare e con un fiuto per gli affari che, nel momento in cui si deve ricostruire un paese partendo da zero, valgono più di ogni altra cosa. Luigi non tarda a rendersene conto perché è come se, nella sua testa, avesse già ben chiaro un percorso perfettamente definito ed è proprio da questa consapevolezza che scatta la scintilla.

La prima produzione della neonata realtà produttiva è legata alla lavorazione del metallo e della lamiera: nel piccolo laboratorio della periferia di Legnano, Velca produce in proprio sgabelli, sedie, tavoli e poi strutture in metallo che diventano parte integrante di mobili per altri marchi. L’azienda comincia a farsi un nome nel settore per la qualità del prodotto e delle lavorazioni e sono proprio le commesse in costante ascesa a far crescere la fiducia nei propri mezzi.

Il primo passo in avanti può essere definito come una sorta di “boom” di rimbalzo. Nel medesimo anno di fondazione della Velca, il 1954, ha inizio la programmazione ufficiale di trasmissioni rivolte al grande pubblico; il boom vero è quindi quello degli ingombranti apparecchi televisivi che poco più tardi, a cavallo tra gli anni 50 e gli anni 60, cominciano a entrare diventando ben presto un oggettto imprescindibile nelle case di tutti gli italiani. Vedani e Casaroli intuiscono con tempestività che un mobile con struttura in metallo capace di sorreggere e portare all’altezza desiderata lo schermo avrà un successo garantito, e Velca diviene così una delle prime aziende impegnate progettualmente e produttivamente nel settore.

Le quantità da assicurare al mercato cominciano a crescere e anche gli spazi di via Balbo non bastano più a ospitare un numero di lavoratori in rapido e costante aumento. La realtà laboratoriale e artigianale è ormai alle spalle e Velca sta acquisendo una fisionomia decisamente industriale, ma prima ancora di contare i 140 dipendenti raggiunti nel periodo di massima espansione (tra la fine degli anni 70 e i primi anni 80) Vedani e Casaroli offrono un saggio della loro “visione” innovativa realizzando la nuova sede proprio mentre l’azienda legnanese è alle prese con le rilevanti commesse di arredi per i primi Autogrill disseminati nei punti nevralgici di tutta le rete stradale del paese della penisola e, di lì a poco, comincerà ad avviare la produzione delle prime serie di sedie e sgabelli con struttura metallica.

Questa seconda fase di crescita di Velca trova forza e si consolida con lo spostamento dal piccolo capannone di via Balbo alla nuova sede di via Jucker, un piccolo complesso progettato da Vito e Gustavo Latis, autori di pagine importanti nella storia dell’architettura contemporanea, che realizzano un edificio industriale decisamente all’avanguardia e ancora oggi tra i riferimenti architettonici del settore in Lombardia. Come segnala Maria Manuela Leoni, si tratta di un piccolo stabilimento, con annessa esposizione, «composto da due volumi tra loro addossati, che corrispondono a una manica orizzontale coperta a shed – in cui trovano posto laboratori e reparto verniciatura – e a un padiglione a pianta rettangolare, che funge da sede espositiva e amministrativa [...]. Lo stabilimento», che «in origine occupa una superficie di 3.300 metri quadrati», verrà poi «ampliato su progetto dei Latis estendendo la manica a shed e realizzando un volume verticale»[01].

Vito Latis, Gustavo Latis, Sede Velca di via Jucker, Legnano - Milano, 1961-62 [x]

[01] Maria Manuela Leoni, Edificio industriale Velca, 2015, in Fulvio Irace (resp. scientifico), Architettura in Lombardia dal 1945 - ad oggi, 2015 (www.lombardiabeniculturali.it/architetture900)

La nuova sede – completata nel 1962 – diviene in seguito, sul finire degli anni 60, la moderna ed efficiente base per una strategica e lungimirante rigenerazione del parco dei collaboratori aziendali imperniata in primo luogo sul reclutamento di giovani designer chiamati a rinnovare il catalogo creando nuovi prodotti, valorizzati da una serie di collaboratori alla comunicazione di grande rilievo: dal grafico Michele Provinciali (cui si devono i primi cataloghi Velca), all’art director Claudio Platania fino al fotografo Oliviero Toscani che, nel 1974, immortalerà alcuni prodotti Velca col consueto graffiante nitore e intelligenza scenica.

Le soluzioni ideate dalle giovani leve sono centinaia, e tra le “icone” del gruppo spiccano almeno tre oggetti di complemento, che portano la firma dei designer Roberto Lucci e Paolo Orlandini (o L/O, come troviamo sovente stampato sugli stessi articoli in vendita): la scala pieghevole Scaleo, la gamma di appendiabiti, portaombrelli e servomuto Vip e lo sgabello Golf, che avranno ampia commercializzazione in tutta Europa e ancora oggi sono oggetto di culto per gli appassionati del settore.

Insieme alle sedute K – che è da considerarsi il maggiore successo produttivo di Velca –, questi “campioni” aziendali, pur appartenendo cronologicamente agli anni 70, rappresentano altresì l’esito di una parabola operativa e comunicativa che risale e va ricondotta ai tre lustri precedenti. Quindici anni di laboriosa costruzione identitaria frutto di un’accorta politica aziendale che ha saputo brillantemente unire fiuto imprenditoriale, qualità e innovazione nel campo dell’arredo per collettività tramite l’impiego prevalente di lamiera stampata e tubo d’acciaio rendendo Velca un brand di fama planetaria i cui prodotti vengono utilizzati in diversi contesti (domestico, ufficio, contract) e su larga scala sia in Europa che negli USA, in Giappone ed Australia.

K Collection

Il fattore “K” (che definisce il rapporto tra lo spessore della lamiera e l’asse della fibra neutra, ovvero la parte di materiale che si curva senza venire né compressa né allungata) è la variabile fondamentale da conoscere per eseguire correttamente la piegatura di ogni tipo di lamiera. Valore indispensabile e sfuggente perché varia sia in funzione del tipo di materiale da deformare sia dell’angolo e degli utensili adottati per praticarla. Nomen omen, la lettera “K” è anche il comune denominatore dei modelli della fortunata serie di sedute progettata da Lucci e Orlandini, sedie e poltroncine che proprio nell’utilizzo sistematico della lamiera piegata come elemento di giunzione avevano il vero elemento di differenziazione rispetto a quanto reperibile fino ad allora sul mercato. Un approccio progettuale di sistema, costituito essenzialmente da un esteso abaco, tanto complesso quanto innovativo e vincente, di parti aggregabili accolto assai bene dal mercato e sul quale si radicherà la storia del successo di Velca dai primi anni 70 in poi.

Il sistema di sedute K nasce a cavallo tra il 1970 e il 1974 dopo un’embrionale fase di studio avviata preliminarmente, senza peraltro conseguire esiti concreti, nel 1968. È Luigi Vedani a chiedere a Marco Zanuso di indicare un nome al quale affidare l’incarico di progettazione – scelta che sottolinea la volontà imprenditoriale di compiere un ulteriore passo in avanti nella ricerca del design di qualità. Zanuso fa il nome di uno dei suoi assistenti, l’allora trentenne Renzo Piano. L’altro assistente del celebre architetto-designer è a quel tempo Roberto Lucci, che dunque inizia insieme a Piano lo studio solo pochi mesi prima dell’improvviso forfait dell’architetto genovese nominato senatore a vita dal presidente Giorgio Napolitano nel 2013. In quel periodo, infatti, Piano si dedicherà al progetto del Centre Pompidou parigino, impegno che lo avrebbe proiettato nell’Olimpo dell’architettura contemporanea.

Roberto Lucci, Paolo Orlandini, K - sistema di sedute, Velca, 1970-74 (1968)
Selezione XI Premio Compasso d'Oro ADI - Milano, 1979
Premio Die Gute Industrieform. If 83 - Hannover [D], 1983
Mostra Dal cucchiaio alla città nell'itinerario di 100 designers, Congresso ICSID - Triennale di Milano, 1983
Nell'immgine è riportata solo una limitata porzione del vasto abaco di possibilità d'uso offerte dalla gamma K. Come, in una disamina esplicativa assai lucida e pertinente, segnala lo stesso co-autore Roberto Lucci: «Il sistema è concepito per risolvere con il minimo di attrezzature, anche complesse, il massimo di applicazioni: sedia, sedia con braccioli, sedia con tavoletta, accatastabile, allineabile, agganciabile, sedia girevole, componibile su trave, componibile in moduli mensa e banchi per aule. K comprende inoltre numerosi accessori, dalla rete portaborse al posacenere (in quegli anni si può fumare ovunque), dal bracciolo a innesto rapido al carrello per le sedie impilate. Sedili e schienali sono disponibili in compensato curvato e imbottiti, rivestiti in finta pelle o tessuto. Quando il sistema viene concepito – tra il 1970 e il 1974 – è uno dei pochi esempi di struttura così articolata presenti sul mercato italiano» (Roberto Lucci, Comunicazione inedita, 2022). [x]

Il lavoro prosegue così con la coppia composta dal milanese Roberto Lucci e il grossetano Paolo Orlandini segnando l’inizio di una lunga e proficua collaborazione professionale. Un peculiare sodalizio che, sebbene durato quattro decenni costellati di prodotti di successo, innovativi e decisamente efficaci sia sotto il profilo del mercato che del prestigio disciplinare (alla coppia vengono attribuiti una trentina di premi in Italia e nel mondo), non porterà mai i due designer a lavorare in un unico spazio a Milano dove, invece, per oltre 40 anni entrambi continueranno a lavorare in studi separati, svolgendo in parallelo alle comuni collaborazioni anche diverse attività a titolo individuale.

Come detto, K è un complesso sistema di sedili per spazi pubblici e di lavoro di cui Roberto Lucci offre una disamina esplicativa assai lucida e pertinente. «Il sistema è concepito per risolvere con il minimo di attrezzature, anche complesse, il massimo di applicazioni: sedia, sedia con braccioli, sedia con tavoletta, accatastabile, allineabile, agganciabile, sedia girevole, componibile su trave, componibile in moduli mensa e banchi per aule. K comprende inoltre numerosi accessori, dalla rete portaborse al posacenere (in quegli anni si può fumare ovunque), dal bracciolo a innesto rapido al carrello per le sedie impilate. Sedili e schienali sono disponibili in compensato curvato e imbottiti, rivestiti in finta pelle o tessuto. Quando il sistema viene concepito – tra il 1970 e il 1974 – è uno dei pochi esempi di struttura così articolata presenti sul mercato italiano»[02].

[02] Roberto Lucci, Comunicazione inedita, 2022

Per una plastica rappresentazione della complessità del sistema può essere utile focalizzare l’attenzione su un elemento preso come esempio: il bracciolo. «K prevede, infatti, ben 15 diversi tipi di bracciolo: per sedia accatastabile, sedia girevole, a innesto rapido, per tavoletta pieghevole (a scomparsa) e per tavoletta ribaltabile. Tutti i braccioli sono disponibili nelle versioni plastica, legno e con rivestimento in tessuto o finta pelle»[03]. Ma anche dal punto di vista tecnologico «la collezione K è una realizzazione di notevole impegno, con oltre 200 stampi per tranciatura, piega e imbutitura della lamiera d'acciaio. Il sistema produttivo, caratteristica peculiare di Velca, era assimilabile e aveva lo stesso grado di industrializzazione dello stampaggio per le carrozzerie d'automobile. Situazione del tutto eccezionale nel campo dell'arredamento, soprattutto in quel periodo»[04].

[03] Roberto Lucci, Comunicazione inedita, 2022

[04] Roberto Lucci, Comunicazione inedita, 2022

Il segreto del successo di un prodotto venduto ben oltre il milione di esemplari è pertanto da ricercare nella flessibilità di utilizzo, garantita da un sistema, come detto, costruito su duecento stampi e oltre quindici varianti solamente per i braccioli: una gamma talmente completa da poter incontrare ogni gusto e ogni esigenza pratica da parte del cliente. Le K finiscono così un po’ovunque: negli aeroporti, nelle università, in sedi comunali e regionali, negli studi professionali e nelle sale d’attesa o nelle sale riunioni delle principali aziende italiane, in Europa oppure in Giappone, dove vengono realizzate grazie a un’importante collaborazione commerciale con la locale Kokuyo, ma anche nei teatri e nelle sale convegni della Cina oltre che in quelli della penisola. «Dove c’è gente c’è Velca» è lo slogan che troviamo nelle pubblicità di inizio anni 80, frase che, ripresa dal titolo di una recente mostra ospitata nella Sala rossa del Museo Fratelli Cozzi durante il Fuorisalone milanese (5-12 settembre 2021) e attraverso la sponsorizzazione – e l’intervento concreto – nella ristrutturazione del teatro Litta di Milano, sottolinea non solo la vocazione di Velca ma riassume egregiamente anche l’essenza della serie K.

Vip

È a tutti gli effetti il primo prodotto in ordine temporale – risale infatti al 1970 – nato dalla collaborazione tra Velca e la coppia di designer industriali costituita da Roberto Lucci e Paolo Orlandini. Certo non un “passatempo”, ma un incarico assunto mentre il duo era già occupato a sviluppare la prima commessa di Velca, quella relativa alle sedute della gamma K.

Il lungo lavoro di progettazione del sistema di sedili per spazi pubblici e di lavoro, che costituiranno il caposaldo della fortuna commerciale di Velca, lascia infatti spazio a qualche intermezzo creativo, esercizi di stile da applicare a un oggetto di uso comune: da qui trova forma la ricerca di un nuovo design per un attaccapanni dal carattere multiforme, un oggetto più vicino a quei primi anni 70, da inserire in ambienti dove esplodono nuovi colori e novità, sgargianti tappezzerie fiorate ed elementi di arredo arditi e di rottura con la tradizione.

Velca ha già in catalogo un attaccapanni, ancora legato alle linee degli anni 50 e interamente realizzato in metallo. Vedani e Casaroli chiedono quindi a Lucci e Orlandini di fare un passo avanti, immaginando qualcosa di totalmente nuovo: i due designer lo compiono a partire da un modello in cartone in scala reale che, come altri prodotti da loro creati, è spesso il primo passo per dare forma a un’idea. Il risultato è Vip, non solo un attaccapanni in ABS e acciaio per certi versi rivoluzionario, ma anche in questo caso una micro-gamma, ovvero un sistema componibile che prevede almeno tre diverse versioni – appendiabiti e complementi per camera da letto e bagno (Vip-notte) – con o senza portaombrelli alla base (in cemento ricoperta anch’essa con una scocca in ABS). Un abaco costituito da elementi aggregabili a incastro, privi di viti, bulloni o altri elementi di fissaggio che ne consente l’utilizzo anche in ambiti dedicati all’infanzia (riducendo i tubi dello stelo) e gli dà modo d’essere imballato, completamente smontato, in confezioni di ridotte dimensioni facilmente trasportabili.

Roberto Lucci, Paolo Orlandini, Vip - portaombrelli, appendiabiti, complementi per camera da letto e bagno, Velca, 1970 | Una verifica fattuale della profondità del pensiero progettuale annidato in questo oggetto “semplice” e umilmente disposto a servire gli abitanti della casa, va ricercata anche nell’interessante mansione svolta dalle cavità della base (portaombrelli) che fino alla consegna del prodotto all’utente finale svolgono perfettamente il ruolo di “custodie” per i quattro moduli dello stelo in acciaio (+ uno già fissato allo stampo in ABS del “cappello” di sostegno dei capi di vestiario).
Una “doppia” funzione, nemmeno troppo segnalata da autori e azienda, che però risolve d'emblée le talvolta – per non dir spesso – inevase questioni non solo del contenimento del packaging ma anche del target di riferimento di un prodotto potenzialmente rivolto erga omnes. Essendo moduli intercambiabili, accade infatti che nel modello Vip sia inscritto, per così dire ab ovo, persino un panopticon fruitivo che abbraccia un arco temporale potenzialmente ampio quanto lo stesso ciclo di vita di chi lo acquista, poiché questa sorta di travet trasformista dell'arredo può facilmente essere appendiabiti “a misura” di bimbo e crescere (e decrescere) col tempo insieme al suo proprietario. [x]

Roberto Lucci, Paolo Orlandini, Vip-notte - complemento d'arredo bagno e notte (appendiabiti, porta-asciugamani, servomuto) identificato in catalogo col codice V402, 1970, Velca [x]

Lanciato nei primi anni 70, Vip rimane in produzione anche dopo il passaggio di Velca al gruppo Knoll, fino alla metà degli anni 90. Ancora oggi, dopo decenni d’uso massivo, è facile trovare gli attaccapanni Vip regolarmente “all’opera”, con qualche graffio in più ma, sempre efficiente come il primo giorno. E talvolta con performance ancillari e scenografiche sorprendentemente esplicite e manifeste, come accade platealmente al modello in ABS bianco utilizzato (ovvero esposto) nell’ufficio di Imma Tataranni - Sostituto procuratore, la protagonista (interpretata dall’ottima Vanessa Scalera) dell’omonima fortunata serie televisiva tratta dai romanzi di Mariolina Venezia che Rai 1 trasmette in prima serata a partire dal 2019. In ognuno dei 14 episodi diretti da Francesco Amato, infatti, non manca mai una sequenza in cui questo travet dell’arredo si stagli decisamente sullo sfondo, occasionalmente persino con ruoli di silente co-protagonista, di volta in volta armonizzando l’inquadratura della parete d’ingresso dell’ufficio ovvero bilanciando, col suo nitido profilo antropomorfo, le silhouette degli attori in scena.

Ma le “apparizioni” di Vip, come accade ai mercati di cui è protagonista, non si fermano al territorio italiano né al media televisivo, com’è testimoniato dall’altrettanto recente trasposizione cinematografica delle drammatiche vicende reali che, nel 1995, hanno portato Patrizia Reggiani a organizzare l’omicidio dell’ex marito Maurizio Gucci, imprenditore ed ex presidente dell’omonima celeberrima casa di moda. In House of Gucci (2019), infatti, per meglio caratterizzare storicamente la ricostruzione scenografica dell’anno 1978, in una delle prime scene del film (girata nella sede della ditta di trasporti di Fernando Reggiani, padre di Patrizia), il regista Ridley Scott non esita a scegliere proprio l’appendiabiti di Lucci & Orlandini. Un palese omaggio alla popolarità che Velca ha in quegli anni, ma anche l'astuta e pertinente adozione di un “marca-tempo” oggettuale degli anni 70-80 ormai riconosciuto universalmente.

L'entrata in ufficio di Imma Tataranni - Sostituto procuratore (Vanessa Scalera) insieme alla sua Cancelliera assistente Diana De Santis (Barbara Ronchi) durante una puntata (st. 2, ep. 1, Mogli e buoi, regia: Francesco Amato, 26 ottobre 2021) della omonima serie televisiva trasmessa da Rai 1 fra il settembre 2019 e l'ottobre 2022 | Coprotagonista dell'intera serie, l'appendiabiti Vip in questa sequenza mostra le sue doti funzionali oltre che scenografiche entrando a fare parte in pianta stabile dello staff della seguitissima fiction ambientata a Matera e ispirata ai romanzi di Mariolina Venezia editi da Einaudi. (a chi desiderasse vedere la sequenza video tratta dalla serie segnaliamo il seguente link su YouTube) [x]

Nell'immagine una delle prime scene del film di Ridley Scott, House of Gucci (2019). Nella sequenza, girata nella sede della ditta di trasporti di Fernando Reggiani (Vincent Riotta), padre di Patrizia Reggiani (Lady Gaga - Stefani Joanne Angelina Germanotta), è messa in bella evidenza una delle molte applicazioni (reggi-gruccia per abiti) del modello Vip disegnato dal duo milanese/grossetano che ha brillantemente collaborato con l'azienda di Legnano-Milano famosa in tutto il mondo negli anni 70-80. Un omaggio palese alla popolarità internazionale di Velca, ma anche una riconferma dell'attenzione nei riguardi delle produzioni italiane del regista britannico che già con Blade Runner aveva reso famoso i bicchieri in cristallo CiBi prodotti dalla senese Arnolfo di Cambio e progettati da Cini Boeri nel 1973. (a chi desiderasse vedere la sequenza video tratta dalla serie segnaliamo il seguente link su YouTube) [x]

Scaleo

Da Legnano al MoMA, il Museo d’Arte Moderna di New York, la strada può essere davvero lunga. Velca la percorre interamente grazie a una scala, un oggetto che nei cataloghi dell’azienda legnanese compare in testa alla lista dei “complementi”, insieme a Golf, Vip e MiniVip (quest’ultimo su progetto degli architetti Benanti & Brunori, 1970 ca).

Benanti & Brunori, MiniVip - appendiabiti a parete, Velca, 1970 ca [x]

L’ingresso della scala nella raccolta del museo newyorkese è, per quanto riguarda i riconoscimenti collegati al design, un momento importante anche per la comunicazione di Velca e non potrebbe essere altrimenti per un’azienda che non ha mai smesso di ricordare le sue origini nelle etichette di tutti i suoi prodotti – la scritta “Legnano (Milano)” sotto il logo Velca di rado è assente.

Le foto pubblicitarie che vengono utilizzate per le campagne su “Panorama”, “Epoca” e gli altri settimanali popolari o di settore degli anni 70, portano la firma di un giovane, ma già noto, Oliviero Toscani e dell’art director Claudio Platania.

Anche Scaleo è l’esito di un inedito approccio progettuale nei riguardi della tipologia che consente di sovvertirne l'immagine tradizionale. Questa scala pieghevole quando è chiusa è un oggetto finito, senza parti sporgenti, facile da maneggiare e da riporre. La struttura, in metallo leggero ad alta resistenza, rimane in evidenza solo a scala aperta, rientrando a scomparsa nella scocca sovrapposta in resina ABS (Cyclolac) che, nella parte praticabile, descrive un doppio reticolo di “finestre” sovrapposte, incernierate verticamente (per consentirne la chiusura a pacchetto) e utilizzabili come gradini con trattamento antiscivolo. Certo costa parecchio per essere un oggetto d’uso comune, ma proprio questo travalicare i limiti della sola progettazione funzionale concedendo molto al piacere dell’estetica diventa la chiave fondamentale che consentirà al prodotto di ritagliarsi una nicchia di mercato. Anche in questo caso la firma della progettazione è della premiata coppia Roberto Lucci e Paolo Orlandini e anche questa volta – com’era successo per Vip –, si parte da un modellino in cartone che fin dalla prima forma sembra esaltare la purezza e l’eleganza delle linee. Eleganza peraltro attestata anche dal premio Design 1975 ottenuto dal progetto alla seconda edizione del ginevrino Salon International de l'Architecture d'Intérieur.

Roberto Lucci, Paolo Orlandini, Scaleo - scala pieghevole, Velca, 1974
Collezione permanente MoMA - Museum of Modern Art, New York [USA], 1974
Premio Design 1975, 2ème Salon International de l'Architecture d'Intérieur - Genève [CH], 1975
Mostra Dal cucchiaio alla città nell'itinerario di 100 designers, Congresso ICSID - Triennale di Milano, 1983 [x]

Roberto Lucci, Paolo Orlandini, Vip - modellino in cartone, Velca, 1970 [x]

Le parole usate nei cataloghi dell’epoca per descrivere la scala sono per questo scelte con pertinenza e limate al meglio: «Scaleo è la scala più bella del mondo. Tanto bella che è esposta al Museo d’Arte Moderna di New York. Non solo bella, però. Pratica, occupa nessuno spazio e si piega a libro; leggera, pesa poco più di sei chili; robusta, struttura portante in duralluminio ad altissima resistenza. E sempre bella, bianco o rossa; mai da nascondere»[05].

[05] Brochure e cataloghi aziendali Velca, anni 70

Cos’altro aggiungere per comunicare l’oggetto? Assai poco, ma la lungimiranza e la sottigliezza narrativa di Velca (al pari di quella diabolica e divina) si annida nei dettagli. Nella piccola “costellazione” di didascalie che punteggiano la foto di Scaleo realizzata da Toscani, oltre alle notazioni tecniche che segnalano l'ottima stampa realizzata «in prezioso Cyclolac, resina ABS della Marbon Borg Warner» e attestano che ogni gradino è «trattato antiscivolo» e «regge 2 quintali», troviamo persino una frase ammiccante ed ellittica come la seguente: «Garantito e assicurato per 50 milioni (l’Assicuratore ha fatto un affare)»[06]. Davvero un capolavoro di arguzia testuale che mette in guardia (e rassicura insieme) anche il cliente più puntiglioso, diffidente e totalmente alieno all’indubbio fascino estetico del prodotto.

Oliviero Toscani, Scaleo, Foto realizzata per la Campagna Pubblicitaria Velca (ADSHOP Milano: Claudio Platania, art director), 1974. L'immagine proposta appartiene a un trittico di “pannelli” verticali (immagine sotto) che vede protagonista per ogni posa un complemento d'arredo (Vip, Stipo-tlac, Scaleo) e la stessa collaboratrice domestica | Vi è qualcosa di più sottile, anche se analogo, a quanto rilevato a suo tempo per le praticamente coeve inserzioni pubblicitarie dei prodotti 1P (si veda in proposito la nota 17 della motivazione).
Un topos della filmografia softcore dell'epoca (l'ascesa femminile della scala) s'intreccia qui al binomio assai più classico, il cui apice risale forse all'800, della domestica/preda sessuale. Nulla di esplicito (l'assenza del padrone di casa è un indizio), ma pur se appare evidente il bacino cui si attinge, c'è qualcosa si altrettanto innovativo che vale la pena segnalare. Da quel bacino, dal quale si avvia, al medesimo tempo, Oliviero Toscani pare discostarsi, prendendone le distanze (anche qui l'assenza di ogni altro riferimento domestico è un indizio). Non è qui esposta la vita quotidiana ma una sua rarefatta sublimazione, e questa presa di distanza la si evince non solo nel “distacco” quasi straniante rilevabile nel volto della domestica ma anche nel pulviscolo didascalico che costella ogni immagine. Ridottissimo nella versione a tre pannelli, il logo aziendale diviene allora il suggello di un lungo e dettagliato dialogo sul prodotto. C'è dunque evidente almeno un duplice livello di lettura: a) immediato, emozionale, iconico, contemplativo, sognante; b) mediato, testuale, concreto e quasi fiscalmente documentale. E se del primo va segnalata la tonalità peculiarmente straniante (distaccata ma intima), del secondo occorre invece rimarcare la volitiva densità d'informazione che di per sé connota il target (colto, attento e non superficiale) cui la gamma si rivolge.
Va inoltre rilevata un'altra nota, messa in luce dalle immagini, tese come sono a mostrare chi entra realmente in relazione con gli oggetti di casa, chi non li usa più o meno distrattamente ma sia coinvolto in un rispecchiamento, contemplazione, valutazione giornaliera dello stato, ecc.: in buona sostanza la messa in luce delle pratiche ancillari dell'accudimento e del prendersi cura degli oggetti (e viceversa). Una prova di ciò è nella nominazione della relazione posta in essere dagli oggetti, ben visibile in alto a sinistra: da essi il nuovo proprietario può legittimamaente attendersi un rapporto di «lunga amicizia». Non dunque una relazione senza storia che si consuma in atti unici o ripetuti ma senza partecipazione, bensì rapporti che determinano consuetudini, si concretizzano in rituali, diventano cioè memorie domestiche capaci persino di creare una sorta di abituale asseufazione alla routine giornaliera. Anche perché non priva d'argomenti d'interesse, come appunto rileva il corposo affastellamento delle notazioni. [x]





Oliviero Toscani, Vip, Stipo-tlac, Scaleo, Trittico fotografico realizzato per la Campagna Pubblicitaria Velca (ADSHOP Milano: Claudio Platania, art director), 1974. [x]

[06] Campagna pubblicitaria Velca, prodotto Scaleo, agenzia ADSHOP Milano, art director Claudio Platania fotografo Oliviero Toscani, 1974

Golf

Pur appartenendo in pieno alla tipologia, conservandone tutte le funzioni, la seduta Golf – talmente sobria e silente da stagliarsi nel domestic landscape come una sorta di “musa inquietante” – sottrae alla vista molti degli elementi strutturali in cui si articola formalmente lo sgabello standard. Ancora una volta l’immagine tradizionale del prodotto è “tradita” con maestria tecnologica e un talento “riscrittivo” che forse qui raggiunge il suo acme. Assenti le gambe, i piedini d'appoggio al pavimento, la barra di supporto per i piedi: tutte queste componenti si presentano qui incorporate (ossia “inscritte”) in tre volumi cilindrici semplici, armoniosi, decisamente para architettonici (poggiapiedi/base, perno/colonna, seduta/capitello) e anche il sistema di regolazione dell'altezza, ottenuto tramite un grande, comodo pulsante, risulta a un primo sguardo pressoché invisibile in quanto inglobato nella parte inferiore del sedile.

Roberto Lucci, Paolo Orlandini, Golf - sgabello, Velca, 1975 [x]

Regolabile in altezza, Golf è uno sgabello utilizzabile anche come tavolino. Un paradossale talento “ibrido” per un complemento d'arredo dalle linee così essenziali, praticamente senza spigoli, che - non diversamente dall’umile attaccapanni Vip e dal raffinato Scaleo - sa abbinare con pertinente efficacia le ludicità delle resine termoplastiche (il sedile e la base in ABS) e dell'acciaio cromato (il tubo di collegamento fra sedile e base). Caratterizzato non tanto dalla presenza di un perno centrale a sostegno della seduta – la soluzione più prevedibile – il piano superiore di Golf è invece retto da una colonna che, posta asimmetricamente di lato, s'innalza a partire dal bordo estremo della circonferenza della base.

Descritto in questo modo potrebbe sembrare un prodotto capace a malapena di fornire una seduta stabile, ovvero destinato a una repentina rottura considerato l’assetto asimmetrico. Tutt’altro. Disegnato da Lucci e Orlandini, sempre nei primi anni 70 e prodotto da Velca in tre colori (ABS rosso, bianco e nero), questo sgabello attraversa indenne i decenni entrando nel nuovo millennio sostanzialmente intatto e tuttora in grado di compiere il proprio dovere. Con grande soddisfazione di chi ha resistito al sempre più frenetico altalenarsi delle mode conservandolo in casa anche quando il racconto mainstream lo escludeva dal trend momentaneo e di quanti, ancora oggi, lo scambiano nel mercato secondario dedicato degli appassionati del genere.

Diversamente da quanto accade per gli altri prodotti del marchio legnanese, i profili lineari e la qualità costruttiva di questo oggetto quasi ipnotico nella sua ieratica riservatezza, non riescono a offrirgli un trampolino di lancio per il successo commerciale, fors’anche per la decisione di non indirizzare gli sforzi della promozione pubblicitaria in questa direzione. Rimane il fatto che questo oggetto ha ancora oggi un’estetica inconfondibile, un carattere unico e che, soprattutto, lo sgabello continua a fare il suo dovere: oggi come allora «sta bene davanti a un tecnigrafo, davanti a un tavolo da lavoro, nel bagno, sotto la mensola del trucco, in cucina e dove ogni tanto bisogna sedersi»[07]. Per questo non stupisce ritrovarne ancora oggi esemplari conservati presso gli antiquari di tutta Europa, come peraltro testimonia una loro pur fugace comparsa anche in “Salvage Hunters” (in Italia “Chi cerca trova”), una delle trasmissioni più note sul tema, condotta dall’ormai celebre mercante e collezionista gallese Drew Pritchard.

[07] Brochure e cataloghi aziendali Velca, anni 70

Il mercante e collezionista gallese Drew Pritchard alle prese con lo sgabello Golf nel corso di una puntata (st. 7 ep. 9, 2016) della trasmissione “Salvage Hunters”, in Italia trasmessa da Discovery Channel e HGTV con il titolo “Chi cerca trova” (a chi desiderasse vedere la sequenza video tratta dalla serie segnaliamo il seguente link su YouTube) [x]

Oliviero Toscani (Milano, 1942)




Le fotografie realizzate per Velca risalgono, mi pare, al 1974.
L’azienda, credo, stesse vivendo una piccola rivoluzione commerciale cercando di proporre al pubblico per la prima volta prodotti di largo consumo. Luigi Vedani, proprietario insieme ad Aldo Casaroli della Velca, aveva ben chiaro che per comunicare articoli così diversi occorreva un cambio di passo. I consueti fotografi tecnici utilizzati fino ad allora non sarebbero riusciti a garantire il successo alla discreta virata produttiva che sia Scaleo che Vip rappresentavano per l’azienda.

Su suggerimento dell’allora art director Claudio Platania venni contattato da Vedani che, come Platania, conosceva già il mio lavoro nel campo della moda. Ci siamo incontrati nel mio studio milanese dove fotografavo con la luce naturale. Il mio ricordo dei pochi incontri che abbiamo avuto (ho lavorato con perfetta libertà quindi l’esito è stato efficacemente veloce) è di una persona simpatica e affabile, sinceramente curiosa del mio approccio al tema.
Come del resto era una persona gradevole anche l'art director col quale mi sono piacevolmente confrontato. Anche perché, al contrario di quanto accade oggi e in parte già allora accadeva, Platania non ha cercato assolutamente di influenzare il mio metodo di lavoro né ha interferito, nella fase d’impostazione della campagna, con le mie idee. In primo luogo rispettando il mio ruolo professionale sia tecnico che creativo. Certo ha assistito al casting, ma non ha cercato in alcun modo d’influenzarmi nella selezione. In seguito, vedendo gli scatti definitivi, ha convenuto su ogni mia scelta (anche quella dei prodotti fotografati – Scaleo, Vip e Stipo-Tlac – sulla cui cernita ho avuto piena libertà decisionale) ed era altrettanto convinto del buon risultato finale d’insieme.

È bene chiarire che nel mio lavoro (ricordo che all’epoca avevo ormai 30 anni ed ero quindi già conosciuto nell’ambiente) il rapporto ottimale di collaborazione che s’instaura tra ruoli contigui, non travalica mai i limiti dell’ambito specifico che compete a ogni figura coinvolta nella promozione del prodotto.
Platania, da persona attenta e intelligente, non ha mai “preteso” (come fanno purtoppo i mediocri) di dare un’impronta di taglio “funzionale” o mercantile o economicista al mio lavoro. Un rischio che oggi, col costante ampliarsi del potere manageriale all’interno delle strutture e dei processi decisionali aziendali, ha finito con l’uccidere la “diversità” sia nei prodotti che nelle modalità di racconto aperte e disponibili ai prodotti stessi.

Magari per Scaleo, Vip, Golf e la sterminata “serie K”, non si potrà parlare di uno stile marcatamente “sorgivo”, personale o identitario. Ma il mood autorale al quale s’ispirano e che traspare da essi, mi sembra tuttora un connotato piacevole delle tipologie. Si tratta infatti di prodotti la cui natura è intimamente popolare. I miei scatti esaltano questo connotato pop, ne assecondano la natura sino a forzare i limiti “somaticamente” di una bizzarra naiveté tecnologica che sebbene industrialmente risolta, palesa ancora un tratto di semplicità e immediatezza che è esaltato dall’utilizzo “obliquo” proposto dalle foto.

Nel complesso, la campagna pubblicitaria si concentra su una triade in cui, per il tramite della modella, al tema ancillare, gregario e di servizio, riscontrabile da chiunque nei prodotti, si sovrappone un plus che, solo apparentemente, i materiali sembravano non consentire o far trapelare in prima istanza. Tra il giocoso e il sensuale gli equilibrismi proposti dalla cameriera – con la straniante complicità del suo sguardo assente, distaccato e impersonale – trasmettono una disponibilità a usare e osare altrimenti.
In sintesi un lavoro senza particolari contrasti, realizzato con i tempi celeri che la libertà d’azione e progettuale spesso concede. Un lavoro, come detto, al quale mi sono applicato serenamente sia per la gradevole impressione avuta nei confronti dell’imprenditore Vedani sia per l’intesa rispettosa dei ruoli e la proficua collaborazione che s’è creata fra me e l’art director Platania.

Titolo / Title:

Tre foto per Velca

Autore / Author:

Oliviero Toscani

Luogo / Place:

Casale Marittimo - Pisa

Data / Date:

12 luglio 2022

Claudio Platania (Milano, 1942) - photo: Ezio Prandini




Uno dei momenti cruciali per l’azienda Velca si è verificato nella prima metà degli anni 70. Com’è noto solo alcuni anni prima – dal 1968 – il progetto della seduta K si avvia con il contributo iniziale di Renzo Piano, all’epoca “assistente” insieme a Roberto Lucci nel corso tenuto da Marco Zanuso al Politecnico di Milano. Ben presto, comunque, sarà proprio Lucci a sovrintendere un progetto, il cui complesso sviluppo porterà alla nascita del sodalizio tra il giovane architetto milanese e il pressoché coetaneo Paolo Orlandini, entrambi non ancora trentenni.

Tra il 1968 e il 1970 circa, lo studio Platania non collaborava solo con Velca, ma era responsabile anche dello SMAU, il Salone Macchine e Attrezzature per l’Ufficio, in seguito diventato la principale fiera italiana dedicata alle tecnologie dell'informazione e della comunicazione. Il connubio tra questa presenza strategica dello studio e l’ottimo lavoro progettuale di Lucci e Orlandini ha favorito non poco l’efficace posizionamento del sistema di sedute K nel settore, nonché la sua rapida crescita di popolarità. Ed è proprio il buon posizionamento ottenuto dal marchio Velca nel mondo dell’arredamento per uffici e comunità con il sistema di sedute K a stimolare l’azienda nella sempre più articolata produzione di una gamma di oggetti di design di uso comune per la casa. Tra questi ricordo in particolare Vip (by Lucci & Orlandini, 1970), un appendiabiti molto versatile – utilizzabile sia come portaombrelli che come servomuto nell'area bagno e la zona notte –, Stipo-Tlac (by Franco Annoni, 1972) un contenitore a cassetti sovrapponibili [I] e Scaleo (by Lucci & Orlandini, 1974) una scala leggera, ma robusta, in grado di compattarsi in dimensioni ridottissime.

[I] Riguardo a Stipo, peculiare proposta di cassettiera sui 4 lati, al nome originario (che, come Scaleo, si deve alla decisiva presenza – specie sul piano lessicale – del “toscano” Orlandini), fu aggiunto in un secondo tempo il suffisso Tlac come onomatopeico richiamo allo scatto di chiusura del cassetto.

Ma c’è un’ulteriore “condizione al contorno” che va considerata per apprezzare lo Zeitgeist del periodo e la sua incidenza non trascurabile sulla vicenda aziendale: a Milano, nei primi anni 70, il fenomeno "Moda" imperversa, la sua crescente forza comunicativa ed economica si fa ogni giorno più consistente e palpabile, mentre le affinità tra Moda e Design si palesano agli occhi di molti addetti al settore con sempre più evidenza. Da qui l’idea di inserire Velca in questo nuovo circuito con un’immagine inedita e innovativa che ormai sembra sempre più quella giusta per gli articoli che propone.

In qualità di art director della Adshop – che, come accennato, da tempo si occupa dell’immagine dell’azienda –, nel 1973 propongo a Velca il nome di Oliviero Toscani come fotografo interprete delle immagini della campagna. Il Piano Media è piuttosto corposo le testate programmate sono quasi tutte dirette a un largo pubblico. I contitolari Velca – Aldo Casaroli e Luigi Vedani – nonostante l’importante impegno economico sono d’accordo e vogliono conoscere Toscani che è ormai onnipresente su tutte le riviste di moda con immagini di grande impatto. Luigi Vedani, in particolare, è entusiasta della scelta, e l’incontro si rivela ben presto cordiale e proficuo.

Oliviero Toscani diviene così l’elemento cruciale di una piccola/grande svolta imprenditoriale, riuscendo a costruire un’immagine accattivante con un unico personaggio femminile che tiene assieme i tre prodotti. È una cameriera vestita con crestina, grembiulino e scarpe rassicuranti: un pò paffutella, moderatamente sexy. Un personaggio che non deve disturbare la padrona di casa ma nel frattempo strizzare l’occhio al capo famiglia. Oliviero dirige da maestro la bionda Erica facendola duettare accanto ai tre prodotti. Tre scatti asciutti, pregnanti ed efficaci, tre bianchi e neri fantastici.

Nel frattempo – la classica ciliegina sulla torta – Scaleo viene selezionato dal MoMA e inserito nella collezione permanente museale; in contemporanea Adshop esce su tutte le testate programmate con una pagina comunicato che annuncia l’evento con il seguente testo: «A New York paese degli ascensori c’è la più bella scala del mondo, è italiana della Velca. Si chiama Scaleo». L'azienda legnanese ha ottenuto finalmente il prestigio e la risonanza internazionale che merita.

Titolo / Title:

Comunicare Velca

Autore / Author:

Claudio Platania

Luogo / Place:

Milano

Data / Date:

5 luglio 2022

001	Roberto Lucci, Paolo Orlandini, K - modulo sedia in compensato con braccioli, 1970-74, Velca | © & courtesy Archivio Velca (Eredi Aldo Casaroli e Luigi Vedani)
002	Roberto Lucci, Paolo Orlandini, K - modulo sedia in compensato, 1970-74, Velca | courtesy 1stDibs
003	Roberto Lucci, Paolo Orlandini, K - sistema di sedute, 1970-74, Velca | Tra le numerose varianti disponibili qui proposte la versione posti banco (a sx) e la versione imbottita con braccioli | © Archivio Velca (Eredi Aldo Casaroli e Luigi Vedani), courtesy Roberto Lucci – Design Maximization
004	Roberto Lucci, Paolo Orlandini, K - modulo sedia in compensato, 1970-74, Velca | courtesy 1stDibs
005	Roberto Lucci, Paolo Orlandini, Schizzo della scocca di K - modulo seduta imbottita, 1970-74, Velca | © L/O design, courtesy Roberto Lucci – Design Maximization
006	Roberto Lucci, Paolo Orlandini, K - sistema di sedute, 1970-74, Velca | Tra le numerose varianti disponibili in catalogo (tutte con struttura in lamiera stampata) qui proposte la versione in compensato (in basso a sx), la versione imbottita con braccioli (in alto a sx) e il modello imbottito allineabile con o senza tavoletta fissata su bracciolo unico. In basso (sia a sx che a dx) da notare l'integrazione con uno dei diversi accessori previsti nel sistema: la rete portaborse | © Archivio Velca (Eredi Aldo Casaroli e Luigi Vedani), courtesy Roberto Lucci – Design Maximization
007	Roberto Lucci, Paolo Orlandini, K - modulo componibile su trave (disaggregato in parti separate), 1970-74, Velca | © Archivio Velca (Eredi Aldo Casaroli e Luigi Vedani), courtesy Roberto Lucci – Design Maximization
008	Roberto Lucci, Paolo Orlandini, K - modulo componibile su trave (bracciolo unico con e senza sedile ribaltabile), 1970-74, Velca | © Archivio Velca (Eredi Aldo Casaroli e Luigi Vedani), courtesy Roberto Lucci – Design Maximization
009	Roberto Lucci, Paolo Orlandini, K - moduli mensa su trave e mensola, 1970-74, Velca | © Archivio Velca (Eredi Aldo Casaroli e Luigi Vedani), courtesy Roberto Lucci – Design Maximization
010	Roberto Lucci, Paolo Orlandini, K - modulo sedia in compensato (dettaglio), 1970-74, Velca | courtesy 1stDibs
011	Roberto Lucci, Paolo Orlandini (inventors), Vip, Brevetto USA # 3,661,270, May 9, 1972 | © & courtesy Archivio Velca (Eredi Aldo Casaroli e Luigi Vedani)
012	Roberto Lucci, Paolo Orlandini, Vip - modellino in cartone dell'appendiabiti, 1970 ca, Lucci & Orlandini | © L/O design, courtesy Roberto Lucci – Design Maximization
013	Roberto Lucci, Paolo Orlandini, Vip - elementi componibili dell'appendiabiti, 1970, Velca | © Archivio Velca (Eredi Aldo Casaroli e Luigi Vedani), courtesy Roberto Lucci – Design Maximization
014	Roberto Lucci, Paolo Orlandini, Vip - composizione d'ingombro minimo degli elementi adottata per il packaging della versione portamantelli/ombrelli (appendiabiti con base in cemento e scocca in ABS - V417) insieme al box di consegna (cm 36x36x31(h) per mc 0,04), 1970, Velca | © & courtesy Archivio Velca (Eredi Aldo Casaroli e Luigi Vedani)
015	Roberto Lucci, Paolo Orlandini, Vip - appendiabiti, 1970, Velca | Il medesimo modello (portamantelli/ombrelli con base in cemento e scocca in ABS - V417) aggregato alla sua altezza massima (5 tubi di acciaio cm 160) nell colorazione rossa | courtesy Bukowskis
016	Roberto Lucci, Paolo Orlandini, la gamma completa Vip, 1970, Velca | Identificati da un numero di catalogo diverso i componenti della gamma sono i seguenti: portaombrelli (V415), portamantelli (con base in disco di acciaio - V416), portamantelli/ombrelli (appendiabiti con base in cemento e scocca in ABS - V417), Vip-notte (complemento d'arredo bagno e notte con funzioni di appendiabiti, porta-asciugamani e servomuto - V402) | © Archivio Velca (Eredi Aldo Casaroli e Luigi Vedani), courtesy Roberto Lucci – Design Maximization
017	Roberto Lucci, Paolo Orlandini, Vip-notte - complemento d'arredo bagno e notte (appendiabiti, porta-asciugamani, servomuto), 1970, Velca | Identificato in catalogo col codice V402 i modelli sono qui visibili nei primi tre colori standard rosso, bianco e nero resi disponibili | © & courtesy Archivio Velca (Eredi Aldo Casaroli e Luigi Vedani)
018	Roberto Lucci, Paolo Orlandini, Vip-notte - complemento d'arredo bagno e notte (appendiabiti, porta-asciugamani, servomuto), 1970, Velca | Della spiccata polifunzionalità della gamma Vip viene qui rimarcato un ulteriore tratto ancillare del piano superiore del top che (nel caso del modello color nero) si palesa adeguato anche nel ruolo supplementare di piano d'appoggio per piccoli oggetti (qui, segno dei tempi, alcuni pacchetti di sigarette). Tema di fruizione ibrida (ovvero “fluida”, come più di recente si usa definirla) che ricorrerà anche nel successivo sgabello Golf in cui del piano di seduta in ABS si propone la seconda modalità d’uso di “piano-tavolino” | © Archivio Velca (Eredi Aldo Casaroli e Luigi Vedani), courtesy Roberto Lucci – Design Maximization
019	Roberto Lucci, Paolo Orlandini, Vip e MiniVip - portamantelli/ombrelli e complemento d'arredo bagno e notte (appendiabiti, porta-asciugamani, servomuto), 1970, Velca | Il medesimo top (scocca stampata in ABS con incavi e ganci) è qui mostrato su due elementi con analoghe, ma non identiche funzioni. Riconoscibili anche per la diversa altezza cm 160 (Vip - V417) e cm 142 (MiniVip - V402) | courtesy 1stDibs
020	Roberto Lucci, Paolo Orlandini, Vip - appendiabiti, 1970, Velca | Vista dall'alto del top in ABS. In particolare evidenza il profilo simmetricamente concavo e gli incavi porta-cintura, giacca e mantelli | courtesy Ghetto Luxury Milan
021	Roberto Lucci, Paolo Orlandini, Vip - appendiabiti, 1970, Velca | Il corpo maggiore della scocca del top in ABS e i ganci sottostanti (anch'essi realizzati in ABS) | courtesy Pamono
022	Roberto Lucci, Paolo Orlandini, Vip - appendiabiti, 1970, Velca | Vista dal basso delle sei anse incavate del corpo maggiore della scocca del top in ABS e i ganci sovrapposti (anch'essi realizzati in ABS) | courtesy A.N.C.A. - Associazione Nazionale delle Case d'Aste italiane
023	Roberto Lucci, Paolo Orlandini, Vip - appendiabiti, 1970, Velca | Un'ulteriore immagine del top e dei ganci sottostanti realizzati in ABS nero | Etsy
024	Roberto Lucci, Paolo Orlandini, Vip - appendiabiti, 1970, Velca | Dettaglio del fissaggio (giunto naturale) fra la cavità centrale del portaombrelli con funzione di base-piedistallo e lo stelo verticale (fino al secondo tubo) in acciaio | courtesy A.N.C.A. - Associazione Nazionale delle Case d'Aste italiane
025	Roberto Lucci, Paolo Orlandini, Vip - appendiabiti, 1970, Velca | Vista da sotto portaombrelli con funzione di piedistallo con in evidenza il rapporto fra la base in cemento e scocca contenitiviva in ABS | courtesy Pamono
026	Roberto Lucci, Paolo Orlandini, Vip - appendiabiti, 1970, Velca | Dettaglio del portaombrelli con funzione di base-piedistallo dello stelo verticale in acciaio | courtesy Pamono
027	Roberto Lucci, Paolo Orlandini, Vip - appendiabiti, 1970, Velca | Dettaglio del fissaggio (giunto naturale) fra la cavità centrale del portaombrelli con funzione di base-piedistallo e lo stelo verticale in acciaio | courtesy Pamono
028	Roberto Lucci, Paolo Orlandini (inventors), Scaleo, Brevetto USA # 3,744,591, July 10, 1973 | © & courtesy Archivio Velca (Eredi Aldo Casaroli e Luigi Vedani)
029	Roberto Lucci, Paolo Orlandini, Scaleo - scaletta pieghevole, 1974, Velca | courtesy ArsValue
030	Roberto Lucci, Paolo Orlandini, Scaleo - scaletta pieghevole, 1974, Velca | © & courtesy Archivio Velca (Eredi Aldo Casaroli e Luigi Vedani)
031	Roberto Lucci, Paolo Orlandini, Scaleo - scaletta pieghevole, 1974, Velca | courtesy Anselme Kindt-Larsen
032	Roberto Lucci, Paolo Orlandini, Scaleo - scaletta pieghevole, 1974, Velca | courtesy Anselme Kindt-Larsen
033	Roberto Lucci, Paolo Orlandini, Scaleo - scaletta pieghevole, 1974, Velca | courtesy Anselme Kindt-Larsen
034	Roberto Lucci, Paolo Orlandini, Scaleo - scaletta pieghevole, 1974, Velca | courtesy Anselme Kindt-Larsen
035	Roberto Lucci, Paolo Orlandini, Golf - sgabello, 1975, Velca | © & courtesy Archivio Velca (Eredi Aldo Casaroli e Luigi Vedani)
036	Roberto Lucci, Paolo Orlandini, Golf - sgabello, 1975, Velca | courtesy VNTG.
037	Roberto Lucci, Paolo Orlandini, Golf - sgabello, 1975, Velca | courtesy VNTG.
038	Roberto Lucci, Paolo Orlandini, Golf - sgabello, 1975, Velca | courtesy 1stDibs
039	Roberto Lucci, Paolo Orlandini, Golf - sgabello, 1975, Velca | courtesy Ardor
040	Roberto Lucci, Paolo Orlandini, Golf - sgabello, 1975, Velca | courtesy Ardor
041	Roberto Lucci, Paolo Orlandini, Golf - sgabello, 1975, Velca | courtesy 1stDibs
042	Oliviero Toscani, Vip, Stipo-tlac, Scaleo - trittico fotografico publicitario realizzato per la Campagna Pubblicitaria Velca (ADSHOP Milano - art director: Claudio Platania), 1974 | © Oliviero Toscani & ADSHOP Milano (art director: Claudio Platania) for Velca, courtesy Camilla Platania (PlataniaLab)
043	Oliviero Toscani, Vip, Scaleo - dittico fotografico publicitario, estratto (mai edito o pubblicato) dal trittico realizzato per la Campagna Pubblicitaria Velca (ADSHOP Milano - art director: Claudio Platania), 1974 | © Oliviero Toscani & ADSHOP Milano (art director: Claudio Platania) for Velca, courtesy Camilla Platania (PlataniaLab)
044	ADSHOP Milano (art director: Claudio Platania), due layout grafici adottati per Vip e Scaleo in occasione della Campagna Pubblicitaria Velca, 1975 ca | © ADSHOP Milano (art director: Claudio Platania) for Velca, courtesy Archivio Velca (Eredi Aldo Casaroli e Luigi Vedani) & Claudio Platania (PlataniaLab)
045	Quattro sequenze relative alla serie tv Imma Tataranni - Sostituto procuratore, Rai 1 (2019-2022) | In ognuno degli episodi tratti dai romanzi Einaudi di Mariolina Venezia e diretti da Francesco Amato, l'appendiabiti Vip è onnipresente, occasionalmente persino con ruoli silente co-protagonista accanto all'ottima Vanessa Scalera, di volta in volta armonizzando l’inquadratura della parete d’ingresso dell’ufficio ovvero bilanciando, col suo nitido profilo antropomorfo, le silhouette degli attori in scena | © & courtesy RAI 1 (RaiPlay)
046	Altre quattro sequenze (ravvicinate rispetto alle precedenti) relative alla serie tv Imma Tataranni - Sostituto procuratore, Rai 1 (2019-2022) | In ognuno degli episodi tratti dai romanzi Einaudi di Mariolina Venezia e diretti da Francesco Amato, l'appendiabiti Vip è onnipresente, occasionalmente persino con ruoli di silente co-protagonista accanto all'ottima Vanessa Scalera, di volta in volta armonizzando l’inquadratura della parete d’ingresso dell’ufficio ovvero bilanciando, col suo nitido profilo antropomorfo, le silhouette degli attori in scena | © & courtesy RAI 1 (RaiPlay)
047	Quattro scatti relativi al film House of Gucci, Ridley Scott, 2019 | Nella sequenza, girata nella sede della ditta di trasporti di Fernando Reggiani (Vincent Riotta), padre di Patrizia Reggiani (Lady Gaga - Stefani Joanne Angelina Germanotta), è messa in bella evidenza una delle molte applicazioni (reggi-gruccia per abiti) del modello Vip disegnato dal duo milanese/grossetano che ha brillantemente collaborato con l'azienda di Legnano-Milano famosa in tutto il mondo negli anni 70-80. Un omaggio palese alla popolarità internazionale di Velca, ma anche una riconferma dell'attenzione nei riguardi delle produzioni italiane del regista britannico che già con Blade Runner aveva reso famoso i bicchieri in cristallo CiBi prodotti dalla senese Arnolfo di Cambio e progettati da Cini Boeri nel 1973 | © & courtesy Metro-Goldwyn-Mayer

1968-74 K 

Dopo un’embrionale fase di studio avviata preliminarmente, senza peraltro conseguire esiti concreti, nel 1968, da Renzo Piano (Genova, 1937) e Roberto Lucci (Milano, 1942), il progetto del sistema di sedute K viene ripreso e ridefinito in dettaglio fino allo stadio esecutivo dallo stesso Lucci e Paolo Orlandini (Grosseto, 1941). Concepito per risolvere con il minimo di attrezzature, anche complesse, il massimo di applicazioni: sedia, sedia con braccioli, sedia con tavoletta, accatastabile, allineabile, agganciabile, sedia girevole, componibile su trave, componibile in moduli mensa e banchi per aule, la gamma K comprende numerosi accessori: dalla rete portaborse (portacartella) al posacenere, dal bracciolo a innesto rapido al carrello per le sedie impilate. Sedili e schienali sono disponibili in compensato curvato e imbottiti, rivestiti in finta pelle o tessuto. All'epoca in cui viene concepito il progetto finale – tra il 1970 e il 1974 – il sistema di sedute K è uno dei pochi esempi di struttura così articolata presenti sul mercato italiano.



Altezza: cm 45 - piano seduta | cm 66 - piano bracciolo/tavoletta | cm 75 - spalliera


Materiali: Struttura in lamiera stampata, sedili e schienali in compensato curvato o imbottiti


Rivestimenti: Finta pelle o tessuto


Profondità max: cm 55 (da spalliera a piano seduta)


Prof. bracciolo: cm 25 (piano d'appoggio)


Prof. tavoletta fissa: cm 50


Prof. tavoletta mobile: cm 54 (bracciolo compreso)


1970 Vip 

Sistema che comprende portaombrelli, portamantelli (con, alla base, disco in acciaio inossidabile), appendiabiti (con, alla base, portaombrelli) e complementi per camera da bagno e letto con funzione di servomuto (Vip-notte). I componenti per realizzare le diverse tipologie di prodotto si assemblano semplicemente per incastro, senza viti, bulloni né altri elementi di fissaggio. Con una grande diffusione, specie in uffici e spazi pubblici, la gamma Vip è rimasta in produzione fino alla metà degli anni 90, il prodotto è quindi rinvenibile sul secondo mercato anche con marchio Knoll. Gli elementi plastici (scocca ricoprente la base del portaombrelli in cemento, scocca di appoggio dei capi di vestiario) sono realizzati in Cyclolac, resina ABS della Marbon Borg Warner. La semplicità del fissaggio (il prodotto viene consegnato smontato in confezioni di ridotte dimensioni facilmente trasportabili) ne consente l’utilizzo anche in ambiti dedicati all’infanzia, semplicemente riducendo il numero dei tubi aggregati a formare lo stelo verticale in acciaio.

Portaombrelli

Dimensioni: Ø cm 35 / cm 30 (h)


Materiali: Base in cemento rivestita con scocca in ABS (Cyclolac)


Colori: Bianco, nero, rosso, giallo, verde


Peso: kg 1,6


Volume imballo: cm 36x36x31(h) / mc 0,04





Appendiabiti, portamantelli / ombrelli

Dimensioni base: Ø cm 35 / cm 30 (h)


Dimensioni top: Ø cm 45 / cm 8 (h) | cm 160 (h totale)


Materiali: Base in cemento rivestita con scocca in ABS, stelo in acciaio inossidabile, top in ABS


Colori: Bianco, nero, rosso, giallo, verde


Peso: kg 12


Volume imballo: cm 46x43x46(h) / mc 0,09





Portamantelli, appendiabiti

Dimensioni base: Ø cm 40 / cm 1 (h)


Dimensioni top: Ø cm 45 / cm 8 (h) | cm 160 (h totale)


Materiali: Disco base e stelo in acciaio inossidabile, top in ABS


Colori: Bianco, nero, rosso


Peso: kg 8,8


Volume imballo: cm 47x47x19(h) / mc 0,04





Vip notte, complemento per camera da bagno e letto, servomuto

Dimensioni base: Ø cm 40 / cm 1 (h)


Dimensioni top: Ø cm 45 / cm 8 (h) | cm 142 (h totale)


Materiali: Disco base e stelo in acciaio inossidabile, top e supporti orizzontali in ABS


Colori: Bianco, nero, rosso


Peso: kg 8,7


Volume imballo: cm 47x47x19(h) / mc 0,04


1974 Scaleo 

Complemento d'arredo di alto livello manifatturiero, Scaleo è l’esito di un inedito approccio progettuale nei riguardi della tipologia che consente ai designer Lucci e Orlandini di sovvertirne l'immagine tradizionale. Questa scala pieghevole quando è chiusa è infatti un oggetto finito, senza parti sporgenti, facile da maneggiare e da riporre (essendo alta 132 cm e larga solo 20 cm con 8 cm di spessore). La struttura, in metallo leggero (duralluminio) ad alta resistenza, rimane in evidenza solo a scala aperta, rientrando a scomparsa nella scocca sovrapposta in resina ABS (Cyclolac) che, nella parte praticabile, descrive un doppio reticolo di “finestre” sovrapposte, incernierate verticamente (per consentirne la chiusura a pacchetto) e utilizzabili come gradini con trattamento antiscivolo. Fin dal primo anno di produzione è acquisito e conservato nella collezione permanente di design del MoMA - Museum of Modern Art di New York.



Dimensioni aperta: cm 40 (l) / cm 125 (h) / cm 72,5 (p) - ingombro alla base


Dimensioni chiusa: cm 20 (l) / cm 132 (h) / cm 8 (p)


Materiali: Struttura in metallo leggero ad alta resistenza (alluminio), scocca in ABS


Peso: kg 6


Colori: Bianco, nero, rosso, senape


1975 Golf 

Sgabello, utilizzabile anche come tavolino, regolabile in altezza, questo complemento d'arredo dalle linee essenziali, praticamente senza spigoli, abbina le ludicità delle resine termoplastiche (il sedile e la base in ABS) e dell'acciaio cromato (il tubo di collegamento fra sedile e base). Caratterizzato dalla presenza di un perno (colonna ascensionale e discendente) posto asimmetricamente di lato, sul bordo estremo della circonferenza della base. Pur appartenendo in pieno alla tipologia, conservandone tutte le funzioni, la seduta sottrae alla vista molti degli elementi strutturali in cui si articola formalmente lo sgabello standard. L’immagine tradizionale del prodotto è così “riscritta” in quanto sono assenti le gambe, i piedini d'appoggio al pavimento, la barra di supporto per i piedi. Componenti che si ritrovano tutte progettualmente incorporate (ossia “inscritte”) in tre volumi cilindrici semplici, armoniosi, decisamente para architettonici (poggiapiedi/base, perno/colonna, seduta/capitello) e anche il sistema di regolazione dell'altezza, ottenuto tramite un grande, comodo pulsante, risulta a un primo sguardo invisibile in quanto inglobato nella parte inferiore del sedile.



Dimensioni: Ø cm 33 / cm 61 (h. min) - cm 75 (h. max)


Materiali: Sedile e base in ABS, perno/colonna in acciaio cromato


Peso: kg 6


Colori: Bianco, nero, rosso

1968-‘09	name:	Lucci & Orlandini (L/O Design)

1954-‘86	name:	Velca

2021	Mostra Dove c'è gente c'è Velca. Da legnano al MoMA, Sala rossa Museo Fratelli Cozzi - Fuorisalone, 05-12 settembre, Milano
1983	Premio Die Gute Industrieform. If 83 - Hannover [D] (K)
1983	Mostra Dal cucchiaio alla città nell'itinerario di 100 designers Congresso ICSID - Triennale di Milano - Milano - (K, Scaleo)
1979	Selezione XI Premio Compasso d'Oro ADI - Milano - (K)
1975	Premio Design 1975 2ème Salon International de l'Architecture d'Intérieur - Genève [CH] - (Scaleo)
1974	Collezione MoMA - Museum of Modern Art - New York (USA) - (Scaleo)

	House of Gucci, by Ridley Scott, 2021 (Lucci & Orlandini, Vip - appendiabiti, 1970, Velca)
2022	© video: Umberto Rovelli
	Imma Tataranni - Sostituto procuratore Stagione II, Episodio 1, Mogli e buoi | Regia: Francesco Amato
2022	© video: RAI1 - Raiplay
	Salvage Hunters, Ep. 58 Sgabello Golf by Lucci e Orlandini for Velca 1975
2022	© video: Umberto Rovelli
	Imma Tataranni - Sostituto Procuratore Dal racconto di Mariolina Venezia | Regia: Francesco Amato
2022	© video: Pinuccio Fappiano
	Imma Tataranni - Sostituto Procuratore Scena 3° Puntata - Imma e Calogiuri (La gelosia...)
2022	© video: Imma Tataranni Fanpag
	Gabriele Vedani, figlio di Luigi, cofondatore di Velca (con Aldo Casaroli)
2021	© video: L'Informazione Online
	Mostra Velca al Museo Fratelli Cozzi | Intervista a Elisabetta Cozzi e Gabriele Vedani
2021	© video: Sempione News
	Elisabetta Cozzi, direttrice del Museo Fratelli Cozzi
2021	© video: L'Informazione Online

1993	Flavio Conti, Lucci e OrlandiniRima Editrice, Milano
1990	Roberto Lucci, Paolo Orlandini, Product Design Models Van Nostrand Reinhold, New York - NY [USA]

Roberto Lucci – Design Maximization
phone +39 335 545 5605
robluc42@gmail.com
www.robertolucci.com

Paolo Orlandini - Orlandini Design
Via Fagnani, 43
20018 Sedriano - Milano
phone +39 02 90111038
phone +39 335 5346747
info@orlandinidesign.it
www.orlandinidesign.net

Oliviero Toscani Studio
Susanna Crisanti
56040 Casale Marittimo - Pisa
phone +39 0586 652050 / 652510
phone +39 389 009 6666
studio@toscani.com
www.toscani.com

PlataniaLab
Visual Design & Creative Photography
Via Marghera, 29
20149 Milano
phone +39 02 36795031
info@platanialab.it
www.platanialab.it

Archivio Velca - Eredi Luigi Vedani
Gabriele Vedani
Piazza Gianfranco Ferré, 10
20025 Legnano - Milano
phone +39 335 662 5055
phone +39 0331 884001
gabriele.vedani@outlook.com

Archivio Velca - Eredi Aldo Casaroli
Daniele Casaroli
phone +39 335 533 0190
d.casaroli@gmail.com